di Vito Bianco

Perché tanto ormai si è capito

e rifiuto l’invito a scrivere

un’altra inutile poesia

perché tanto ormai si è capito

che con una poesia

lunga o breve che sia

con le rime o senza rime

non puoi farci nulla, zero,

nemmeno appenderci

un filo di pensiero o batterci

con la testa un chiodo

perché non sai mai come prenderla

e tanto si è capito che con questa cosa

strana non puoi farci nulla

e per quanto la fai bella e liscia

e con tutti i pezzi al posto giusto

non puoi usarla per limarti le unghie

né per soffiarti il naso

e nemmeno per tenere fermo

un tavolo che traballa;

quindi perché scriverne un’altra,

un’altra che come le altre

che l’hanno preceduta

non servirà a niente

perché l’abbiamo detto

lo dicono tutti

con una poesia non puoi farci niente,

nemmeno usarla come segnalibro

o per comprarti un giornale che riporta

il numero esatto degli ammazzati laggiù,

nel posto più disgraziato della terra;

e nemmeno puoi usarla al posto di un cappello

o di una cravatta o di un bastone,

perché ormai si è capito

che la poesia non serve a niente,

che non c’è niente di più inutile,

di più superfluo della poesia;

perché con questa cosa insensata,

con questa cosa

che nessuno capisce

che nessuno compra

che nessuno legge

che nessuno riconosce

che nessuno ama ma che tutti,

chissà perché, dicono di amare,

nessuno può farci niente,

nemmeno indicare la strada

a uno che si è perso o viene da fuori,

nemmeno salutare

o saltare oltre le pozzanghere

o dividere in due un mazzo di carte

o usarla al posto del sale

o dello zucchero o del limone;

perciò alla fine l’abbiamo capito

che scrivere poesie

serve solo a farti perdere tempo

perché con una poesia

(lo dico per l’ultima volta)

non puoi farci nulla nulla nulla,

puoi solo voltargli le spalle

e nasconderti

e chiudere gli occhi

e tapparti le orecchie

e non scrivere o leggere

mai più una poesia sperando

che non sia lei, la poesia,

a leggerti e a scriverti.

Di Bac Bac