di Tano Siracusa

Sarà interessante osservare come le notizie di oggi sulla minipatrimoniale decisa in Spagna rimbalzerà sulla politica italiana. Ci solo nella politica nazionale dei tabù, non solo linguistici, che resistono alle sollecitazioni più forti. Adesso anche a quella del Covid, sicuramente la più violenta dal dopoguerra.
“La patrimoniale” è uno di questi tabù. A violarlo sembra si rischi impopolarità, dileggio, e, per i più ostinati, l’angolo riservato agli scolari che non vogliono imparare la lezione e che, soprattutto, non vogliono imparare a crescere.
Eppure l’alternativa che si delinea su scala mondiale sembra quella fra un’ “immunità di gregge” che sacrificherà i più poveri, quelli che non avranno accesso alle strutture sanitarie collassate, e i tentativi di arginare il contagio in attesa del vaccino con misure drastiche di restrizione, che pagheranno ancora i più poveri e che scatena in questi giorni le proteste di piazza. Proteste che Roberto Saviano prevede si estenderanno all’intero continente e che addizionano ad un’ autentica, diffusa disperazione, vari professionisti del casino di piazza, centri sociali, fascisti, ultras, delinquenza organizzata e quella ‘fai da te’ .
Le risorse disponibili difficilmente potranno riassorbire in tempo utile il disagio e la rabbia sociale e sono ben lontane dal soddisfare la necessità di un rapido adeguamento delle strutture sanitarie alla nuova emergenza, in piena crisi in queste ore. Mancano i soldi.
Ma se lo Stato italiano paga gli interessi sul crescente debito pubblico, il nostro paese registra anche uno degli indici più alti al mondo di risparmio privato.
“Mettere le mani in tasca degli italiani” era la chiosa berlusconiana alla parola tabuizzata. Ed è l’unica cosa che si dovrebbe fare rapidamente adesso per mettere al più presto in sicurezza, quella umanamente possibile, la salute degli italiani: nelle fasce alte del reddito e del patrimonio ci sono risorse che potrebbero contribuire in modo consistente all’adeguamento e alla modernizzazione del nostro sistema sanitario. Sul modello spagnolo, ma con maggiore decisione, una riorganizzaione del fisco fondata su criteri di rigorosa progressione nel prelievo potrebbe essere una premessa, non la sola, della necessaria ricomposizione sociale di una nazione sempre più divisa, impoverita, impaurita.
Qualche autorevole politico che da sinistra lo ha sussurrato durante la prima fase della pandemia è stato guardato dai suoi colleghi di partito, dalla stampa ‘di sinistra’, con l’imbarazzo e la sufficienza dovuti a un’intelligenza sprecata, a un’inutile macchia nella carriera.
In attesa che qualche pallido intellettuale o accigliato professore prestati alla politica tornino a infrangere il tabù nei prossimi giorni, le piazze si riempiono di negazionisti per convinzione o necessità, perchè negano il Male, come sostiene Recalcati, o perchè credono di non poterne scampare chiudendosi a casa, senza più un lavoro e senza reddito. Ma sono una minoranza.

La maggioranza guarda spaventata da casa, sui social e in tv, le notizie che arrivano dalla Francia, dall’Inghilterra, dagli Stati Uniti, dall’India.
’Andrà tutto bene’ si diceva quando è cominciata. Oggi non lo dice più nessuno, nessuno sembra crederci. E pochissimi parlano di quella misura impronunciabile, suggerita sommessamente da personaggi famosi anche per la loro grande ricchezza economica. Non filantropi, borghesi pragmatici, persone ragionevoli che in un altro mondo sarebbero considerate addirittura normali. Ma guardati con comprensibile sospetto e preoccupazione da chi frequenta il loro ambiente e conosce il galateo.