di Antonio Borrelli

 


Ieri sera a Napoli è andata in scena una forte protesta frutto evidentemente dell’esasperarsi della situazione che stiamo vivendo in una città e in una Regione che rischiano a breve un collasso non solo sanitario, ma anche economico e sociale.  A tempi di record media, tv, giornali e radio si sono affrettati a bollare quanto accaduto nella città partenopea come un atto organizzato e preparato da parte della camorra, cosa poi ripresa e rilanciata anche da molte istituzioni, salvo poi aggiungere altre sfumature quali l’azione di  esponenti fascisti di Forza Nuova, di frange del tifo organizzato e di piccole gang di ragazzini che scorazzano in alcune zone cittadine. Ma cosa è accaduto realmente a Napoli ieri sera?


Alcune coordinate spazio-temporali ci possono aiutare in un tentativo di ricostruzione. Intorno alle  21.30 circa in una delle piazze del centro storico della città, Largo San Giovanni Maggiore a  Pignatelli, si è riunito un gruppo molto ampio di persone, probabilmente qualche migliaio, che in  maniera pressoché pacifica si è ritrovata lì per protestare contro le ultime stringenti misure  annunciate nel primo pomeriggio di ieri dal Presidente della Regione Campania. Si trattava di una  platea eterogenea che comprendeva prevalentemente giovani, studenti, commercianti, precari,
lavoratori, molta gente comune scesa in strade anche con le proprie famiglie. Il presidio nella  piazza del centro, che poteva essere seguito con tanti video realizzati dalle persone e da diverse  testate locali online che li hanno condivisi sui social, è durato poco più di un’ora e sembra essersi
svolto tutto sommato nella tranquillità con qualche striscione significativo e alcuni interventi di  persone che reclamavano attenzione da parte delle istituzioni. Intorno alle 22.15, mentre la gran  parte dei manifestanti continuava in piazza la protesta, si è staccato un gruppetto più piccolo che
ha cominciato a marciare alla volta della sede della Regione Campania nel borgo di Santa Lucia, a  quasi tre chilometri di distanza.

 

Contemporaneamente, intorno alle 23, proprio a Santa Lucia,
cominciavano i primi scontri. Va segnalato che lì in zona erano già in corso altre proteste oltre  quella del centro storico, di queste, però, si fatica a trovare traccia nei resoconti audiovisivi. Unica  cosa certa è che, come accaduto nella sera precedente, sotto la sede della Regione erano presenti
diversi commercianti, prevalentemente titolari di bar, locali, pizzerie e ristoranti, che già da qualche giorno erano in agitazione e avevano scelto il presidio sotto l’ente regionale per manifestare il  proprio dissenso. Dopo le 23, ai primi gruppi di facinorosi che avevano già avviato scontri duri con
le forze dell’ordine, si sono aggiunti anche coloro che arrivavano dal centro storico, ma, da quello che si è potuto osservare dai tanti video postati dalle persone che erano lì, questi ultimi ne sono rimasti completamente al margine in Via Nazario Sauro, una strada che dà direttamente sul
lungomare di Napoli. Da quel momento in avanti la guerriglia è proseguita per almeno un’ora con  scene che poi sono state riprese da tutta l’informazione nazionale.
Fatta questa doverosa cronistoria, sono di tutta evidenza almeno due aspetti. In primo luogo che  gran parte della gente scesa in piazza al centro storico ha manifestato senza alcuna violenza,  terminando il tutto prima delle 23, orario in cui era previsto il coprifuoco decretato dalle istituzioni.
In secondo luogo, anche il gruppo di coloro che si sono mossi dal centro verso la sede della  Regione, seppur sfidando l’orario di restrizione varato nei giorni precedenti, si è ritrovato in uno  scenario in cui erano già in corso degli scontri restandone a latere. Di tutto ciò, però, non c’è traccia
nei vari resoconti forniti dall’informazione, dove si parla di caos organizzato e pianificato e dove  spesso, erroneamente, si afferma che la protesta ad un certo punto si sia trasformata in violenza  quasi come se fosse telecomandata da altri.


E qui arriviamo ai presunti “mandanti” di cui sopra.  La camorra, questo organismo criminale che sistematicamente spunta fuori nelle narrazioni di
situazioni simili a quella di ieri sera. Che interesse avrebbe avuto la camorra ad organizzare una  protesta così radicale e plateale?
È indubbio che la criminalità prospera nella fame e nella disperazione, è pronta a sciacallare e  a sfruttare le situazioni in cui la marginalizzazione sociale si acuisce sempre di più, come purtroppo  quella che stiamo vivendo a causa della pandemia. La camorra produce denaro e fa affari quasi
sempre nell’ombra, si insinua con i suoi potenti mezzi nella vita delle persone che scontano difficoltà,  arruolando manovalanza, concedendo denaro a tassi usurai, depredando le piccole attività che vanno
in crisi, oltre ovviamente ad un profilo più imprenditoriale che le permette da decenni ormai di annidarsi  nei gangli degli appalti pubblici milionari, che in Campania sono riconducibili a settori come l’edilizia,
la sanità e i trasporti. Ecco che allora si fa estrema fatica a vedere una regia camorristica dietro le  azioni aggressive e clamorose di ieri sera, quanto meno bisognerebbe adoperare la giusta ponderazione
prima di rilasciare a caldo certe dichiarazioni, senza aver, per forza di cosa, alcun elemento in grado di  suffragarle.


Il fascismo, altro male assoluto che si tira dentro, spesso a casaccio, in contesti di scontri e di  guerriglia urbana. Molti per supportare questa tesi hanno rilanciato un tweet di ieri sera del leader  di Forza Nuova Roberto Fiore, in cui c’era nient’altro che un astuto tentativo di accreditare Forza
Nuova come fautore della protesta. Il tweet incriminato, cosa che nessuno ha detto, era delle  22.52, ovvero di un momento in cui la manifestazione pacifica al centro storico volgeva al termine,  dopo essere iniziata da circa un’ora e mezza, e gli scontri a Santa Lucia erano praticamente in atto.
Possibile mai che Forza Nuova, che tende sempre a cercare la ribalta per tempo, programmando  con molto anticipo i propri pseudo-incontri pubblici, si organizzi alle 22.52 a protesta in corso?
Sarebbe più facile credere al classico asino che vola! Eppure in tanti hanno rilanciato anche questa  opzione fascista per trovare una spiegazione a quanto accaduto. Probabilmente qualche elemento  dell’estrema destra era in piazza ieri sera, ma di certo lo era in maniera sparsa e disomogenea.
Quanto agli ultrà e alle baby-gang, certo può essere che queste entità si siano accodate, inserite ed  infiltrate in quanto stava accadendo, alcune azioni messe in campo sembrano poter avere un  collegamento con le modalità d’azione di questi gruppi, è innegabile, ma quello che resta di fondo  è ben altro.


La cosa più vicina alla realtà dei fatti rispetto a ieri sera, è che quella piazza non sia stata altro che  un’eterogeneità di elementi sociali, non organizzati, senza alcun movimento, bandiera, partito o  sindacato che li riunisse. Di questa massa di persona la gran parte si è ritrovata per manifestare  senza alcun intento radicale, solo con la volontà di rappresentare un disagio sociale crescente,  collegato di certo da 7 mesi di emergenza sanitaria, ma che ha le radici in una situazione di cronica  difficoltà in cui Napoli versa da diversi decenni.  Pensare di poter governare tutto ciò con piglio duro e autoritario, colpevolizzando oltre ogni modo  la popolazione e senza mettere in campo azioni strutturali non solo per arginare la diffusione del
virus, ma anche per contrastarne gli inevitabili effetti socioeconomici, è l’errore più evidente  compiuto da chi amministra la cosa pubblica. Se si punta esclusivamente sulla repressione e si  alimenta oltre ogni modo la paura, il rischio che poi tutto ciò generi reazione e violenza è
estremamente alto. Ora è chiaro che la violenza non porta assolutamente da nessuna parte e che  ogni atto di aggressione deve essere condannato senza esitazione, ma è bene tenere sempre  presente che laddove si crea violenza, alla fine chi ne paga le conseguenze sono sempre i più  deboli, ovvero una parte importante di quelli che erano ieri sera alla mobilitazione per vedere
riconosciute legittime istanze di sopravvivenza.


Ancora mentre scrivo queste riflessioni altre proteste sono in corso, così come c’erano state quelle  dei giorni scorsi delle mamme per la assurda chiusura delle scuole nella nostra regione, dei precari  dello spettacolo che ancora non si vedono riconosciuti sostegni richiesti da tempo o quelli dei
commercianti che vedono nuovamente all’orizzonte il fosco scenario di una nuova chiusura. Quello  che ora bisogna recuperare con la massima urgenza è un’azione politica risoluta, ma non nell’ottica  esclusiva della gestione dell’ordine pubblico, piuttosto per poter realmente offrire risposte e  garantire un aiuto concreto alle tante fasce sociali che stanno sopportando da tempo il carico  dell’immane tragedia scatenata dal Covid-19. Solo da qui può passare la possibilità di una  ricomposizione della pericolosa frattura sociale che si è ormai palesata. Speriamo ci sia ancora lo
spazio e la volontà per farlo.

 

Di Bac Bac