Per chi è diversamente giovane come me e ha partecipato negli anni ‘80 alle feste dell’Unità del partito comunista, è un grande piacere rivedere ad Agrigento un appuntamento così importante per la vita politica del PD e soprattutto per ricostruire uno spirito di comunità che negli ultimi anni si è molto indebolito.

Il programma della festa parte dalla considerazione di  Agrigento come porta d’Europa, terra di accoglienza e di concordia. E per capire questo non è necessario ricorrere al il mito dell’antica ospitalità di Akragas e del suo cittadino più facoltoso: quel Gellia che inviava i propri servi alle porte della città per accogliere ed ospitare nella propria casa i forestieri e i viandanti; basti vedere la partecipazione e l’afflato umano con cui si prodigano di lampedusani all’arrivo di ogni imbarcazione di disperati che cercano salvezza e un futuro migliore in Europa. È significativo che il Partito Democratico abbia scelto proprio Lampedusa per l’apertura della festa regionale dell’Unità. 

Una festa in cui si parlerà dei temi epocali come l’immigrazione e l’accoglienza di chi fugge da una realtà di guerra e di persecuzione, o più semplicemente da una desolante prospettiva di miseria e fame. Si affronterà anche il tema della povertà nel mondo, ma anche di quella delle nostre parti; delle disuguaglianze e delle fragilità sociali; dei cambiamenti climatici e della conversione ecologica; dei beni culturali e del grande patrimonio immateriale della nostra terra.

Ma si entrerà nel concreto anche sui temi della sanità, dei trasporti, dell’ambiente, dell’acqua, dei rifiuti, del PNRR. 

Non mancheranno, infine, diversi momenti di riflessione dedicati ai militanti e dirigenti del partito per discutere della situazione dei circoli, dell’organizzazione interna, della partecipazione dei compagni alla vita di partito.

Insomma, più che una festa, somiglia ad un congresso straordinario di partito.

Agrigento ha sofferto da tempo un destino di marginalità sotto diversi aspetti, ma in alcune occasioni è stata un laboratorio politico di prima grandezza. È stata la prima città siciliana ad avere una giunta di centrosinistra agli inizi degli anni ’60, per merito del prof. Mario La Loggia, allora leader indiscusso della democrazia cristiana locale. Ospitò nel 1983 il congresso regionale della svolta che diede alla DC una nuova classe dirigente di quarantenni (tra cui anche l’attuale Presidente della repubblica Sergio Mattarella), dopo uno storico dibattito che denunciò le collusioni mafiose di pezzi del partito e mise alla porta il potentissimo Vito Ciancimino. 

La nostra è stata anche la provincia della prima giunta progressista, che nel 1994 anticipo l’idea vincente dell’Ulivo prodiano, antesignano del Partito Democratico. L’allora presidente Stefano Vivacqua riuscì a mettere assieme in un unico schieramento il Partito Democratico della Sinistra, il Partito Popolare, Il Partito Socialista, i Verdi e financo Rifondazione Comunista. Fu quella una giunta feconda a cui dobbiamo due grandi intuizioni che molti benefici hanno portato alla città: l’avvio del consorzio universitario Empedocle e la tutela della valle dei templi da parte dell’Unesco. 

L’augurio è che anche questo appuntamento agrigentino della festa regionale dell’Unità segni una svolta significativa nella vita del Partito Democratico. 

Penso sia quanto mai urgente definire un programma di governo della regione che consenta di costruire un ampio fronte progressista per battere questa destra autoritaria e inconcludente, rintanata nei palazzi del potere e incapace di dare risposte ai bisogni dei siciliani. 

L’auspicio è che questi quattro giorni di dibattiti, a cui parteciperanno i massimi vertici nazionali del partito, non si trasformino in una passerella per molti, ma una discussione vera che dia finalmente corpo e sostanza a quella fase costituente aperta con l’ultimo congresso nazionale e che ancora non ha ben delineato una prospettiva politica chiara per il partito siciliano.  

È quanto mai necessario innescare un processo di cambiamento nell’elaborazione programmatica e nella  pratica politica e, soprattutto, dare spazio ad una nuova classe dirigente di trentenni e quarantenni, da troppo tempo in panchina. Perché le idee e le pratiche nuove hanno bisogno di nuove gambe. 

Buona festa dell’Unità a tutti i compagni 

                                                           

Nino Cuffaro

                                                      Segretario cittadino del Partito Democratico