Dopo anni di assenza, si è ricostituito in città il circolo del Partito Democratico. Sull’onda del congresso nazionale che ha portato alla segreteria Elly Schlein con la sua carica di entusiasmo e di novità, anche ad Agrigento, come nel resto d’Italia, molti compagni che, contrari alla svolta moderata e neoliberista imboccata dai democratici, si erano allontanati dal partito, sono oggi ritornati all’impegno politico attivo. 

Aldilà dell’entusiasmo per la svolta a sinistra e la ritrovata combattività del partito nel difendere quelli che hanno da sempre rappresentato i pilastri dell’area progressista – la difesa del mondo del lavoro, la tutela dei diritti delle persone, il pacifismo, l’ambientalismo – c’è comunque da ricostruire una comunità solidale e coesa che sappia rappresentare un’idea di città alternativa e migliore da quella messa in campo dalla destra. Destra che oggi al palazzo di città esprime la giunta di governo, ma anche (almeno formalmente) l’opposizione. Nonostante questa presenza strabordante in consiglio comunale, che le consente di approvare molto facilmente qualsiasi provvedimento amministrativo, la destra non ha elaborato alcuna visione della Agrigento del prossimo futuro.  

  • Non ha dato alcun indirizzo urbanistico: anzi, si attarda a portare avanti il progetto per la redazione del nuovo PUG (Piano Urbanistico Generale), nonostante i continui solleciti da parte dell’assessorato regionale, ignorando sfacciatamente le  direttive già approvate dal precedente consiglio comunale.  
  • Non ha sviluppato alcuna idea concreta per intraprendere un cammino serio di conversione ecologica della città, potendo sfruttare la mole enorme di finanziamenti del PNRR. Ad oggi l’unico micro-provvedimento in questo campo riguarda il servizio di bike-sharing elettrico, ma da incapaci e pasticcioni si sono limitati a recepire un indirizzo già contenuto del PUMS (Piano Urbano della Mobilità Sostenibile) della precedente giunta: hanno predisposto alcuni stalli a dicembre, ma delle bici ancora neanche l’ombra.
  • La città è piena di opere incompiute o chiuse per carenza di manutenzione e manca qualsiasi indirizzo politico e programmatico in materia di gestione delle infrastrutture pubbliche. Per esempio, nessuno, nella giunta di governo o in consiglio comunale, si occupa seriamente del Parco dell’Addolorata, del museo civico cittadino, di Palazzo Tommasi, della palestra distrettuale (completata è mai consegnata), della piscina comunale, della villa del sole, dei sottopassaggi di piazza Marconi, del parcheggio di Cugno Vela, degli impianti sportivi di Villaseta e San Leone. 
  • Nessuna iniziativa di recupero del centro storico è stata avviata. Il piano che riguardava la zona di Ravanusella, dopo anni di lavoro e finanziamenti pronti, non è mai partito ed è stato definitivamente accantonato, perdendo il relativo finanziamento. La definizione del recupero della zona di Terravecchia non ha fatto alcun passo avanti ed il cantiere è sempre fermo. Sull’Addolorata si mettono in giro fantasiose voci circa presunti interessamenti di società multinazionali, ma senza alcuna concretezza. È  tutto un parlare inutile. 
  • Le periferie sono abbandonate a se stesse, senza alcun progetto manutenzione e di dotazione di servizi, a partire da trasporti efficienti, idonei ad avviare quell’opera, faticosa quanto indispensabile, di ricucitura dei vari pezzi urbanistici della città. 
  • Sulla pulizia, la raccolta dei rifiuti, il servizio idrico e la gestione dei trasporti (da poco è stato rinnovato il contratto alla TUA in spregio al buon governo e alle direttive europee che richiedono la gara pubblica), il disastro è evidente a tutti. Spendiamo cifre ingenti, con tariffe all’utenza tra le più alte d’Italia, per un servizio scadente che imbarazza la città agli occhi dei tanti visitatori. 

Pensare, però, che gli amministratori siano inattivi, sarebbe sbagliato, perché in verità sono molto laboriosi: si occupano di concorsi farlocchi per alimentare clientele; si inventano incarichi discrezionali molto ben pagati per gli amici; si cimentano in acquisti inutili, sperperando i pochi fondi disponibili (si pensi alla vicenda dei SUV per il trasporto dei minori (?), a quella dei notebook o dei bagni chimici); danno contributi a pioggia ad una miriade di pseudo associazioni culturali (spesso esistono solo sulla carta). Insomma, alimentano attraverso le attività istituzionali un circuito clientelare minuzioso, molto utile per le campagne elettorali locali e nazionali. Naturalmente, poi si cerca di coprire questa realtà miserevole ricorrendo alla cipria della candidatura di Agrigento a capitale italiana della cultura. 

Di fronte a questo sfacelo amministrativo, la costruzione di un fronte ampio di opposizione si impone con urgenza. La ricostituzione del circolo del Partito Democratico può essere un fatto rilevante per l’elaborazione di un’idea di città e di un programma di governo che ne disegnino lo sviluppo dei prossimi decenni, partendo dalle migliori elaborazioni concettuali e dalle pratiche di governo della sinistra che gestisce egregiamente tante realtà italiane.  

Mi riferisco, nello specifico di Agrigento, ad una visione urbanistica che faccia perno sul consumo zero di suolo (abbiamo già tante costruzioni vuote, non ne servono altre); che cerchi di curare le ferite inferte dall’edificazione selvaggia dei decenni passati (ci sono ancora circa 650 costruzioni abusive nella valle dei tempi); che porti ad un coordinamento tra PUG e Piano del Parco Archeologico con l’intento di superare gradualmente la cesura tra la città greco-romana e la città arabo-normanna; che consideri centrale il recupero del centro storico, salvaguardandone il reticolo viario e non demolendo le costruzioni pericolanti per creare parcheggi, diversamente da quanto sostenuto tempo fa rozzamente dal sindaco in carica. Una città, che in linea con le migliori esperienze urbanistiche europee, imbocchi la strada di uno sviluppo compatibile con il rispetto dell’ambiente, recuperando e ampliando le aree verdi, chiudendo zone sempre più estese al traffico veicolare privato, creando ampi spazi pedonalizzati con un’offerta crescente di mobilità sostenibile (bike-sharing, car-sharing, piccoli veicoli elettrici, collegamenti ferroviari tra centro e periferia).
Un progetto da costruire con una classe dirigente nuova che abbia visione lunga e concretezza amministrativa, che sappia rivedere l’intera impostazione della macchina comunale a partire dalla gestione dei servizi appaltati ai privati, dove spesso manca qualunque forma di controllo e verifica dei risultati realizzati (vedi il servizio di nettezza urbana e smaltimento dei rifiuti, il servizio idrico, il servizio di trasposto pubblico).   

Bisogna costruire un’alternativa politica credibile e determinata che contrasti efficacemente quel grumo di potere, quel comitato di potenti, di pochi eletti, situati nei centri nevralgici delle istituzioni locali, con ramificazioni robuste nei centri decisionali regionali e nazionali, in grado di condizionare appalti, concessioni pubbliche, incarichi di governo, operatività di organismi di controllo. Un intreccio di affarismo, malapolitica, mafia, massoneria, poteri occulti di vario tipo, che domina e depreda la città delle sue risorse, negandoci un futuro di prosperità e di crescita culturale. Abbiamo collocato nel nostro pantheon le figure straordinarie di Piersanti Mattarella e Pio La Torre, sarebbe bene non dimenticarlo.  

Il nuovo partito democratico può essere il perno attorno al quale costruire un ampio fronte di opposizione che veda la partecipazione di tutte quelle forze che condividono la necessità di un profondo rinnovamento della politica e delle istituzioni democratiche. Una partecipazione allargata che coinvolga partiti, associazioni storicamente collocate a sinistra, movimenti civici, organizzazioni che si occupano della difesa dei diritti delle persone, intellettuali e artisti che possono condividere con noi un progetto di rinascita politica e culturale. 

Naturalmente, il PD potrà aspirare ad un ruolo di prima fila se saprà realizzare, innanzitutto, una svolta al suo interno, superando un passato deleterio fatto di logiche correntizie e lotte di potere, funzionali soprattutto alla costruzione di carriere politiche, spesso anche con metodi spregiudicati. Elly Schlein ha detto chiaramente: “basta con i capibastone e i cacicchi”. Ad Agrigento, purtroppo, di capibastone ne abbiamo avuti e ne abbiamo diversi e il messaggio della segretaria non è ancora arrivato. La mia sensazione, partendo dall’osservazione di queste prime settimane di militanza politica, è che il cammino per lasciarsi alle spalle questo indecoroso passato di lottizzazioni e politiche personalistiche sia ancora lungo. Sarà determinante la volontà dei tanti militanti orgogliosi della loro autonomia e desiderosi di costruire un partito senza padroni.  


“Andare avanti con determinazione, slancio, audacia.
Non da utopisti che inseguono chimere
o da schematici che si abbarbicano ai testi;
non da estremisti che si lanciano in velleitarie fughe in avanti,
ma neppure da opportunisti che si acconciano al presente,
naviganti di piccolo cabotaggio che seguono il tracciato delle coste;
noi vogliamo affrontare le sconfinate distese del mare aperto
per approdare ad una nuova società a misura dell’uomo”.


Enrico Berlinguer
Discorso ai giovani, Milano, giugno 1976