A volte mi chiedo come svolgono il loro compito il sindaco e gli assessori che amministrano la città. Voglio dire: come passano concretamente le loro giornate lavorative per il bene della comunità, quanto tempo dedicano all’attività amministrativa, che progetti portano avanti, quali atti predispongono, quale ordine di priorità seguono, come monitorano l’attività e gli uffici che da loro dipendono, quali energie ed intelligenze interne ed esterne alla macchina comunale impiegano, in quali luoghi svolgono cotanto lavoro, come elaborano le informazioni che raccolgono in giro per la città? Vasto programma direbbe qualcuno. In realtà, ponendomi queste domande, non penso ad attività complesse ed impegnative, come ad esempio l’elaborazione di una visione della città per proiettarne il suo sviluppo nel prossimo futuro. Mi riferisco semplicemente al lavoro quotidiano della ordinaria e immediata amministrazione della cosa pubblica: impiegare il personale con razionalità, manutenere gli immobili, riparare le strade, rimuovere la spazzatura, curare i giardini, riparare le attrezzature, mantenere aperte e funzionali le strutture comunali. Insomma, quello che ogni cittadino in piccolo fa con la propria casa. 

Visti i risultati, però, non riesco a darmi una risposta adeguata sul daffare quotidiano dei nostri governanti. Agrigento è una città di opere incompiute, di strutture chiuse e abbandonate, che versano in questo stato da decenni e che aumentano con passare degli anni e dei vari sindaci. 

Esemplificativamente ho selezionato dieci strutture di grande interesse per la collettività che sono chiuse e la cui riapertura, magari annunciata più volte, appare quanto mai indefinita. 

  1. Il museo civico di piazza Pirandello.  Più volte annunciata la fine dei lavori e l’inaugurazione della nuova esposizione della collezione di quadri di proprietà del comune, è chiuso da oltre trent’anni, nonostante siano stati spesi alcuni milioni di euro per la ristrutturazione e il consolidamento dell’edificio. L’ultimo intervento, costato 750.000 euro, per la definizione delle opere edili e degli arredamenti, è stato affettato dal 2016 al 2020, quando è stata data alla stampa, dall’allora sindaco Firetto, la solenne notizia della prossima inaugurazione. Il museo, ad oggi, è ancora chiuso e, cosa ancora più grave, non si sa bene perché e quando verrà riaperto. 
(Il parcheggio di contrada Cugno Vela)
  1. La piscina comunale. È una delle poche piscine pubbliche della provincia e svolgeva un servizio importante non solo per gli sportivi, ma anche per gli infortunati e i disabili che necessitano di terapia riabilitativa. Da quando è stata completata e rimasta più tempo chiusa che aperta. Da anni è inattiva e abbandonata a causa di un guasto alla caldaia che non consente il funzionamento dell’impianto di riscaldamento. Inoltre, pare che siano emerse irregolarità formali nell’accatastamento del terreno su cui sorge l’impianto. Non si ha notizia di nessun intervento di ripristino della funzionalità. 
  1. La Palestra distrettuale di piazza Ugo La Malfa. Dopo un inter lungo decenni, la palestra è stata completata e collaudata da alcuni anni, ma non è mai stata inaugurata e aperta al pubblico. La squadra “Pallamano Girgenti”, che contava di utilizzare la palestra per le partite del campionato nazionale di A2, ha polemicamente rinunciato alla serie superiore e ha accettato di proseguire l’attività nel campionato di serie B in un’altra città, in mancanza di una struttura idonea ad Agrigento. Anche in questo caso sembrerebbe ci siano dei problemi sull’accatastamento dell’edificio, ma non si hanno precise informazioni, né si sa quando avverrà l’inaugurazione. 
  1. Il Palazzo Tommasi. Ristrutturato sul finire del secolo scorso, con una spesa di diversi miliardi di lire, figura nei programmi amministrativi degli ultimi vent’anni dei vari sindaci come struttura da utilizzare per finalità d’uso artistiche e culturali, ma non è mai stata utilizzato in nessun modo. Oggi, abbandonato e preda dei vandali, è di nuovo inagibile. 
  1. Il Parcheggio pluripiano di Piazza Sinatra. Affidato ad una gestione privata con un servizio caro, inefficiente e poco trasparente, è stato riacquisito alla gestione comunale dall’amministrazione di Franco Miccichè. Le cose, però, non sono migliorate. Nel settembre scorso, dopo un incendio che ha distrutto una vettura parcheggiata, causando danni all’impianto elettrico, il parcheggio, su indicazione del comando provinciale dei Vigili del fuoco, è stato chiuso a tempo indeterminato. Nessun lavoro di ripristino è in corso. 
(Villa del sole, com’era)
  1. La Villa del Sole. Chiusa da oltre dieci anni con il verde e i vialetti non curati e le vasche d’acqua fuori uso. Qualche anno fa l’amministrazione Firetto affidò in concessione per nove anni, al canone irrisorio e ridicolo di qualche centinaio di euro al mese, il campetto polivalente ospitato dalla villa, privatizzandolo e rendendolo di uso esclusivo dei soci di una società sportiva locale. Anche in questo caso, non c’è notizia di progetti di recupero e ripristino della fruibilità pubblica. 
  1. I Sottopassaggi di Piazza Marconi. Chiusi da oltre dieci anni. Nel mese di gennaio del 2021 il sindaco Miccichè, nel corso di un incontro con i rappresentati del circolo Arci Jonh Belushi di Legambiente e dell’associazione Bac Bac, comunicò la riattivazione dei sottopassaggi entro poche settimane. A distanza di due anni stiamo ancora aspettando. 
  1. Gli Impianti sportivi del lungomare di San leone. Non solo sono chiusi e degradati, ma anche lasciati in abbandono e invasi dai rifiuti. 
  1. Il Parcheggio di contrada Cugno Vela. Inaugurato nel 2012, ma mai veramente utilizzato, situato a due passi dalla Valle dei Templi, avrebbe dovuto essere il parcheggio di pulman, camper e auto dei visitatori del parco archeologico e costituire, in prospettiva, una struttura di scambio per un sistema efficiente di trasporti intermodali. Sempre oggetto di attenzione di tutti i programmi amministrativi, per l’indubbia valenza per la realizzazione di un sistema di trasporto sostenibile, oggi appare abbandonato e trasformato in una vera e propria discarica all’aperto. Non proprio un bel biglietto da visita per i turisti che arrivano in città. 
(L’ingresso dei sottopassaggi di piazza Marconi)
  1. I bagni pubblici. In centro sono presenti quattro bagni pubblici: in piazza Francesco Taglialavoro, nella salita Coniglio, a Villa Bonfiglio e all’interno dei sottopassaggi di piazza Marconi. Tutti e quattro chiusi da tempo. La giunta in carica, invece di procedere con poca spesa alla ristrutturazione dei bagni già esistenti, un anno fa decise di comprare per la cifra di 155.000 euro due nuovi bagni chimici autopulenti da collocare nei posti di maggiore afflusso di pubblico. In conferenza stampa, l’assessore Giovanni Vaccaro presentò l’acquisto come un grande successo per la modernizzazione di Agrigento e ne annunciò l’inaugurazione entro poche settimane. A distanza di un anno nessun bagno nuovo è stato collocato e aperto all’uso, né sono stati riaperti i vecchi bagni. Può una città turistica, aspirante capitale italiana della cultura, accogliere decine di migliaia di turisti l’anno senza offrire loro un bagno pubblico? 

Si potrebbe poi completare il quadro desolante includendo gli impianti sportivi di Villaseta, il parcheggio pluripiano di piazzale Rosselli e il parco Icori dell’Addolorata, opere incompiute da decenni e per le quali, oltre agli immancabili e generici buoni propositi degli amministratori di turno, non esistono piani concreti di completamento. 

Agrigento appare sempre più una città chiusa per inettitudine della sua classe dirigente.