Agrigento rischia concretamente di perdere la grande occasione dell’utilizzo dei fondi europei del Recovery Fund :209 miliardi di euro da spendere in tutta Italia per progetti di sostenibilità ambientale e mobilità, innovazione digitale, sostegno allo sviluppo del tessuto economico, politiche sociali ed inclusive.

In Sicilia poche città hanno presentato progetti concreti, realizzabili, utili. Tra queste Palermo, che ha puntato su: completamento del passante ferroviario, nuove line di tram e metropolitana, rifacimento della zona porto e Foro Italico, piste ciclabili per oltre 50 km di nuovi percorsi, rinnovo della flotta dei bus con mezzi ecologici a metano, recupero antisismico e miglioramento dell’efficienza energetica degli edifici comunali. Progetti per un ammontare di oltre 3 miliardi di euro. Palermo è la prima provincia in Italia per numero di opere finanziate dal PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza finanziato dal recovery fund stanziato dall’Unione Europea) grazie alla visione strategica e alla capacità programmatica della giunta di Leoluca Orlando.

Purtroppo, la maggior parte dei comuni in Sicilia non ha mostrato la stessa progettualità e capacità di visione. Pertanto,  fioccano proposte alquanto improbabili: Messina chiede ancora il ponte sullo stretto, Milazzo l’aeroporto delle Eolie, altri l’aeroporto nella zona centrale della Sicilia, qualcuno anche l’aeroporto ad Agrigento e così via.

La nostra città non mi pare abbia alcun progetto rilevante pronto nel cassetto, né mi sembra ci siano idee concrete da parte dell’attuale amministrazione e, più in generale, della classe dirigente locale.

Eppure, in linea con le direttive europee, si potrebbe approntare con sollecitudine un piano di opere molto utili alla città quali:

  • La metropolitana di superficie (di cui già esiste un progetto delle ferrovie che bisognerebbe aggiornare) per collegare l’asse Aragona-Agrigento-Porto Empedocle;
  • Il recupero del Parco Icori e della zona di Santa Croce, per creare un grande parco cittadino che metta in connessione la valle dei templi con il centro storico della città, la Akragas greca con la Kerkent araba;
  • La creazione di una cittadella universitaria, da realizzare in centro storico con il recupero di diversi immobili di pregio attualmente abbandonati o sottoutilizzati come palazzo Tommasi di piano Sanzo e l’ex caserma dei vigili del fuoco del viale della vittoria;
  • La rifunzionalizzazione dell’ex carcere di San Vito per la creazione di un centro culturale polivalente;
  •  Il recupero del quartiere Ravanusella, per il quale dovrebbe essere pronto da anni un progetto di massima; 
  • La digitalizzazione di tutti gli uffici comunali;
  • Il recupero degli impianti sportivi abbandonati nella zona di Villaseta (sarebbe ora, dopo decenni di incuria);
  • Il miglioramento dell’efficienza energetica di tutti gli edifici comunali. Non dovrebbe essere difficile una progettazione veloce da parte dell’ufficio tecnico comunale per dotare, per esempio, gli immobili pubblici di pannelli fotovoltaici;
  • Il miglioramento della raccolta differenziata con la creazione di vere oasi ecologiche (più decorose degli attuali immondezzai in pieno centro abitato) per la raccolta dei rifiuti ingombranti e dei rifiuti speciali;
  • Il potenziamento dell’illuminazione pubblica, soprattutto nel centro storico, con interventi di efficientamento dei corpi illuminanti;
  • Il completamento del parcheggio di piazzale Rosselli come opera di servizio alla pedonalizzazione del centro storico;
  • Opere a difesa della fascia costiera dall’erosione del mare.
(Il parco abbandonato dell’Addolorta)

L’elenco potrebbe continuare, ma non mi pare che ci sia in città una adeguata attenzione alle opportunità del recovery fund.

Il comune, tra l’altro, per interessamento dell’ex assessore regionale agli enti locali Marco Zambuto, ha anche ricevuto a fine 2020 un finanziamento di diversi milioni di euro per spese relative alla progettazione di opere per la città. Ma non è dato di sapere che fine abbia fatto questo stanziamento regionale. Finirà che resteremo a bocca asciutta, o quasi. 

I precedenti non sono certo incoraggianti: da circa 20 anni Agrigento dispone di un finanziamento di 30 milioni di euro per rifare la rete idrica, oggi un vero colabrodo. Nonostante gli annunci in pompa magna di ben quattro presidenti della regione (Totò Cuffaro, Raffaele Lombardo, Rosario Crocetta, Nello Musumeci)  non è stato speso un solo euro, e continuiamo a disperdere l’acqua dalle tubature in pessime condizioni. Stessa sorte hanno avuto i finanziamenti per il recupero della  zona di Terravecchia dove i lavori sono fermi da anni, in mancanza di direttive chiare da parte dell’amministrazione  comunale.  Nulla di fatto anche per la riqualificazione di piazza Ravanusella e della zona del centro storico che dalla piazza porta in via Atenea. Anche in questo caso, dopo anni di progetti lasciati nel cassetto, si è perso il finanziamento per il recupero dell’area, per motivi che non vengono spiegati all’opinione pubblica. Chi amministra, purtroppo, non è avvezzo a confrontarsi con la città. 

Ma se il governo locale difetta di capacità operativa e visione strategica, i partiti, luoghi deputati all’elaborazione ideale e programmatica, sono oramai dei gusci vuoti che si animano solo nelle campagne elettorali, e a volte neanche in quelle occasioni. 

In questo quadro desolante, sarebbe auspicabile che si attivassero in via d’urgenza almeno il Consiglio Comunale e le sue commissioni, per uno sforzo di elaborazione concreto e incisivo, impegnandosi a raccogliere e valorizzare eventuali proposte provenienti dal mondo dell’associazionismo, dai sindacati e dalle organizzazioni professionali.

Diversamente, assisteremo all’ennesima occasione persa dalla città per insipienza della sua classe dirigente.