Ad Agrigento esiste un’Accademia di studi mediterranei, che si autodefinisce “Istituto di Alta Cultura” (http://www.accademiastudimed.it/chi-siamo.html), la cui principale attività è quella di assegnare un premio annuale ai “Giusti dell’Umanità” intestato al filosofo akragantino Empedocle.

Quest’anno, il Premio Internazionale Empedocle per le scienze umane, nella sezione “legalità e giustizia” istituita in memoria di Paolo Borsellino, è stato assegnato al sindaco di Palermo Roberto Lagalla. Poco importa se il professore è stato in passato membro dell’Accademia e componente del comitato scientifico che seleziona i nomi da premiare. Certo, non è molto elegante che l’Accademia dia riconoscimenti ai propri soci (il professore, per di più, è già stato premiato dallo stesso “Istituto di Alta Cultura” nel non lontano 2014), ma sono quisquilie su cui si può sorvolare di fronte ai meriti. 

Ma quali sarebbero i meriti del prof. Lagalla? Sul sito web dell’Accademia non sono riportate le motivazioni del premio. Tuttavia, trattandosi di un personaggio molto noto, nel giudicare la sua attitudine a ricevere il premio, sicuramente saranno state vagliate alcune notizie pubbliche che sono molto attinenti alla natura del riconoscimento attribuito. 

Paolo Borsellino non è stato solo un martire della lotta alla mafia ma, assieme a Giovanni Falcone, rappresenta l’icona più importante, in tutto il mondo, della cultura antimafia e della lotta istituzionale alle organizzazioni malavitose. Quindi, un premio assegnato nel nome di Paolo Borsellino ha un’indubbia valenza di riconoscimento distintivo nella lotta alla mafia.

Ora, Lagalla è impegnato in politica da circa trent’anni e il suo milieu politico e culturale è molto chiaro e non pare ci siano molti punti di contatto con Paolo Borsellino, con il suo rigore morale, con la sua intransigenza di fronte ad ogni compromesso. 

Ricordiamo tutti le parole del magistrato: “La lotta alla mafia deve essere innanzitutto un movimento culturale che abitui tutti a sentire la bellezza del fresco profumo della libertà che si oppone al puzzo del compromesso morale , dell’indifferenza, della contiguità e quindi della complicità.” 

Durante la campagna elettorale per le elezioni amministrative a Palermo del 2022, alcune testate giornalistiche hanno reso pubblico il fatto che la moglie di Lagalla, Maria Paola Ferro, è nipote di Antonio Ferro, boss di spicco di Cosa Nostra, considerato il patriarca di un clan di Canicattì legato a quello dei Corleonesi. Roberto Lagalla ha preso le distanze dalla famiglia della moglie, ma se è vero che non solo Cesare ma anche la moglie dev’essere al di sopra di ogni sospetto, la notizia di parentele ingombranti, mai denunciate prima, non depone certo bene per l’immagine del sindaco.  

La campagna elettorale delle amministrative palermitane è stata anche caratterizzata dall’arresto per voto di scambio politico-mafioso di due candidati del suo schieramento. Ma in quella elezione risalta, soprattutto, l’appoggio dato alla sua candidatura (e ben accettato da Lagalla) da Salvatore Cuffaro (ex presidente della Regione Siciliana, condannato per favoreggiamento personale verso persone appartenenti a Cosa Nostra), per il quale Lagalla è stato assessore durante la XIV legislatura dell’ARS, e da Marcello Dell’Utri (ex parlamentare palermitano condannato a 7 anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa). 

Vista la sua carriera accademica, il prof. Lagalla può aspirare a diversi riconoscimenti, ma considerando i suoi trascorsi e le sue frequentazioni nell’ambito politico, un premio nel nome di Paolo Borsellino appare proprio il meno indicato. 

Indubbiamente, se si hanno amicizie politiche così ingombranti, un premio per la legalità e la giustizia dedicato ad un mito della lotta alla mafia è molto utile: abbellisce il curriculum. E l’Accademia di Studi Mediterranei ha generosamente provveduto. 

Ma c’è anche un altro aspetto che risalta in questa vicenda. Il Parco della Valle dei Templi ha finanziato con 20.000 euro il premio “Empedocle”.  Viene da chiedersi: ma cosa c’entra il Parco Archeologico con queste iniziative? E poi, esiste un bando pubblico per il finanziamento delle attività esterne e delle associazioni culturali che ne fanno richiesta? Oppure i contributi vengono assegnati a discrezione e simpatia del presidente o del Consiglio del Parco? Viene richiesto un rendiconto dei finanziamenti erogati? Trattandosi di soldi pubblici, sarebbe opportuno un chiarimento puntuale dall’Ente Parco. (Ma come hanno speso questa cifra notevole? Cosa hanno pagato oltre le targhe e il rimborso di un paio di biglietti aerei e soggiorni alberghieri?)

L’impressione, a prima vista, è che si siano spesi 20.000 euro per compiacere il potente di turno, senza curarsi di calpestare la memoria di Paolo Borsellino i cui familiari, molto probabilmente, non sono stati nemmeno informati.  

È una vicenda grossolana sotto diversi punti di vista.  

Fa specie che gli intellettuali, la politica e, soprattutto, i partiti di sinistra e le associazioni culturali della città – tranne rarissime eccezioni – non hanno finora detto nulla sull’attribuzione di questo premio e sul coinvolgimento dell’Ente Parco Archeologico della Valle dei Templi. 

Si parla molto in questo periodo di rifondazione della sinistra, del recupero dei valori forti che ne hanno contraddistinto storicamente l’identità. Ecco, questa è un’occasione giusta per farsi sentire, perché la bandiera dell’antimafia in Sicilia è stata sempre issata in alto dalla sinistra, dal movimento dei fasci siciliani in poi.