di Nuccio Dispenza

Roma, foto di Tano Siracusa

Quando prendo la pensione, 500 euro, vado due notti in albergo”. Le strade della poesia sono infinite, eppure è difficile saper incontrare certi versi. Il nostro tempo ha intaccato i nostri sensi e le nostre sensibilità. Ci sfugge la tanta poesia che c’è nel quotidiano.                             

Parole del signor Cacace, quelle iniziali. Parla, intervistato alla stazione Termini di Roma. E’ uno dei tanti che vive attorno alla stazione, uno dei senza tetto che affollano quei marciapiedi, che si riparano sotto le pensiline, in inverno dalla pioggia, col caldo dal sole e la notte dall’umidità. Alla stazione, come accade in tutte le stazioni del mondo, quasi volessero dire, sperare, che il loro stato è soltanto una fermata, l’attesa di un nuovo treno, di una fase nuova, Attesa per lo più infinita. Tanti dicono con fermezza che la loro è una scelta. Forse anche. Il signor Cacace non ha nome nell’intervista di “Chi l’ha visto”. La sua origine meridionale rinvia a nomi probabili, ad uno di quelli per tradizione “in caduta”, dal nonno probabilmente. Lo intervistano perchè la troupe – come è nella linea della trasmissione – è alla ricerca di un uomo bizzarro che ama la musica e gira il centro di Roma senza farsi trovare. Il signor Cacace dice di averlo incrociato, uno dei tanti, uno di loro. Ma quel che colpisce del signor Cacace e quel suo programmare due giorni al mese in albergo, all’indomani della riscossione della pensione, 500 euro. Non tanti, o forse si per un senza tetto. Presi i soldi, cascasse il mondo lui due sere e due notti le vuol passare in albergo. Niente di che, piccolo hotel, uno dei tanti della costellazione della stazione Termini. Ma lì può fare un paio di lunghe docce, stendersi a letto, da solo, nell’intimità, guardare la tv. Si, la tv, per noi deprimente consuetudine, un lusso per chi, senza tetto, vive in strada. E il signor Cacace confessa di essere un affezionato di “Chi l’ha visto”. Format televisivo di successo, ben condotto, con garbo, da Federica Sciarelli. Probabilmente il format più diffuso nelle televisioni del mondo. Ogni Paese ha il suo “Chi l’ha visto?”, ovunque c’è gente risucchiata in una zona grigia della vita, ovunque c’è chi si lascia travolgere dal vortice dell’oblio. Spesso scomparsa è disperazione, anche crimine, e allora  il “missing” resta con una risposta appesa e inquietante.                                                                                                                         

E in questo mondo a parte il signor Cacace si regala due giorni al mese di “normalità”: guarda dalla finestra gli altri in strada, seguendo la tv mangia quel che gli ha dato la Caritas, magari con l’aggiunta di un buon bicchiere di vino. Per due giorni al mese il signor Cacace ha una stanza tutta sua. Forse come in un passato perduto, forse epifania.
Nuccio Dispenza

Di Bac Bac