di Nuccio Dispenza

“Egregi Amici, vi scriviamo dalla prigione di Mìrov, che fu il più severo ergastolo della monarchia austriaca…”. Comincia così la lettera recapitata alla direttrice dell’Istituto Italiano di Cultura a Praga, Alberta Lai. Qualche errore, poca cosa per chi l’italiano lo sta imparando da solo, e in condizioni estreme. Mìrov è poco più di un villaggio cresciuto attorno ad un castello. Poche centinaia di abitanti. Siamo all’est del Paese di Kafka. Da qui Praga è lontana duecento chilometri. Il castello – come ai tempi in cui queste contrade erano dominio austriaco – continua ad ospitare un carcere. Era destinato agli ergastolani, ora è il più duro carcere di massima sicurezza del Paese. 

Attorno al castello qualche piccolo albergo per i turisti che amano andare per borghi, qualche cucina per le loro pause, per gustare i piatti di un tempo sorseggiando un boccale di birra. Qui la birra, per “legge” non può superare il costo dell’acqua. E’ buona e scorre in abbondanza. Nella storia di questo borgo anche un quasi santo, Janos Esterhàzy, un nobile che interpretò la sua profonda fede nella condivisione della richiesta di libertà contro gli assolutismi. Contro il nazismo, aiutò chi rischiava la deportazione nei campi di concentramento, poi fu contro il regime comunista.

La direttrice dell’Istituto Italiano di Cultura, Alberta Lai, sa cos’è Mìrov quando apre e legge: “Bramiamo di leggere “Il Principe” di Macchiavelli”, scrivono i reclusi. E chiedono nostri classici, ma non solo: “Siamo sicuri che non mancherete di accontentarci nella nostra modesta richiesta. Vi ringraziamo e riveriamo”, salutano con una formula antica e da noi dimenticata. La lettera, la richiesta commuovono. Dall’Istituto della Cultura di Praga partono i primi 50 libri per quel gruppo di reclusi del castello di Mìrov. Quelli subito disponibili. C’è Moravia, c’è Buzzati, anche libri di Verga. E poi scrittori contemporanei, anche gialli d’autore. I reclusi del castello rispondono, sono grati, emozionati.

Nasce una corrispondenza impensabile, sorprendente tra il castello di Mìrov e Alberta Lai. Dalle celle di Mìrov altre lettere raccontano la loro fame di letteratura italiana. La direttrice risponde, accoglie l’appello degli inediti, appassionati amici della cultura italiana. E rilancia: chi vuol rispondere all’appello dei reclusi del castello di Mìrov lo faccia, mandi i libri al loro indirizzo, Sporkova 335, 188 00 Malà Strana – Praga 1 – Repubblica Ceca. La brutalità, il labirinto, l’angoscia, il senso di colpa, E poi il piacere di esprimersi in una lettera, tutte cose che qui rinviano a Kafka, senza tante forzature. E sorprende che dal labirinto senza uscite di un castello esca quella prima lettera, escano le successive. Diceva bene Kafka, trattando del male: “La malvagità del mondo dinanzi alla quale quella personale viene meno e perde ogni significato”.

Di Bac Bac