di Alfonso Lentini


Apprendo una triste notizia, la morte di Mario Berutti. Istintivamente ripenso agli anni in cui l’ho conosciuto e gli sono stato amico: gli anni settanta, che ho vissuto nel territorio agrigentino. Mariotto, arrivato da Pinerolo, è stato pastore della Chiesa Valdese di Agrigento, ma soprattutto è stato protagonista di esperienze ormai lontane nel tempo e in gran parte rimosse dalla memoria collettiva, esperienze fatte di inquietudini, passione, onestà intellettuale, derivate dal tentativo di intendere l’esperienza religiosa come spinta radicale verso l’impegno sociale e politico. Mariotto è stato un personaggio aggregante, una figura di riferimento per la comunità (giovani e non solo) che in quegli anni cercava di costruire una società più giusta operando in un territorio difficile come quello del Sud più estremo. È stato uno dei protagonisti delle lotte sociali che ruotavano intorno alla ricostruzione della valle del Belice dopo il terremoto, ha saputo dialogare col fenomeno del dissenso cattolico che in quegli anni esplodeva clamorosamente anche nel territorio agrigentino e in particolare a Favara, è stato vicino ai movimenti giovanili della “sinistra rivoluzionaria” come Lotta Continua, Avanguardia Operaia, PdUP. Ha dato vita, insieme a Gian Carlo Marchesini ed altri, al “Centro Documentazione di Agrigento” struttura che ha prodotto importanti ricerche sulla questione meridionale e coraggiosi dossier sugli inquinamenti mafiosi e sulle mille contraddizioni della politica locale. Ma io lo ricordo soprattutto come persona insolita, aperta, accogliente, interiormente libera. Ricordo la sua intelligenza, la sua dialettica, la sua ironia e sono certo che il suo sguardo sornione e pulito resterà nel ricordo di tanti.

Di Bac Bac