ll punto 

in tanti punti della settimana 

di Daniele Moretto 

·     Presenti. I più presenti in assoluto. Negli ultimi anni. Sono stati Giulio Regeni e Stefano Cucchi. Tanto profonda l‘ingiustizia subita, quanto tenace e nobile la richiesta di giustizia dei loro parenti. Zaki, anche lui a suo modo è stato presente. Nelle nostre coscienze. Come lo è stato Gino Strada. Cone Falcone e Borsellino. E poi c’è Assange. Statura immensa. Statua vivente. Nel buio.

·     La sinistra. L’ennesimo incontro o forse assemblea o forse incontro. Politico. Non saper più come chiamare una cosa, dice già della cosa. Anche l’aggettivo traballa. Quanto tempo sprecato! Senza clessidra. Alcuni riescono a farlo – sprecare il tempo – per venti minuti. Senza dire sostanzialmente nulla. Sono convinti di saper leggere. Addirittura la realtà che li circonda. Sembrano in effetti circondati. Dalla penosa nube dell’insensatezza. Assediati. Ritornano. È il momento di parlarne. (Forse). C’è morte ovunque. Fisica, per le bombe. Migliaia di bambini sacrificati. E pericoli in politica: attaccano di nuovo la Costituzione. E loro discettano. Giocano di fioretto. Parlano. Si parlano addosso. Una forma di incontinenza. Non è sortita una sola proposta. A un certo punto ha preso la parola uno che non era iscritto a parlare. Il più preciso. Analisi puntuale. Gli altri, chi più chi meno, in ritardo. Anche lui non voleva più fermarsi (sparita, la clessidra) dopo aver detto senza infingimenti che non c’è più. La sinistra.

·      Lo specchio. Dunque, è esattamente come per l’individuo. Se non elabori, non cresci. Se non scendi ad inferos, non puoi risalire ad sidera. A riveder le stelle. Le azioni d’Israele di questi mesi lo dimostrano: le leggi della coscienza valgono anche per gli stati. E per le nazioni. Purtroppo lo stato d’Israele trascina con sé la nazione d’Israele. Che intanto prende uno schiaffo dalla Corte di Giustizia Internazionale dell’Aja. Ma sembra del tutto incapace di comprendere. Su quale abisso si sia affacciato. Sinché non si guarderà allo specchio, l’abisso sarà più profondo.  Molto dolore per nulla. Come diceva Gurdjieff, “fintanto che un uomo non si fa orrore, non sa niente di se stesso”. E questo valga anche per il mondo.

·     «Eppure amo il mio tempo perché è il tempo in cui tutto viene meno ed è forse, proprio per questo, il vero tempo della fiaba. E certo non intendo con questo l’era dei tappeti volanti e degli specchi magici, che l’uomo ha distrutto per sempre nell’atto di fabbricarli, ma l’era della bellezza in fuga, della grazia e del mistero sul punto di scomparire, come le apparizioni e i segni arcani della fiaba: tutto quello cui certi uomini non rinunziano mai, che tanto più li appassiona quanto più sembra perduto e dimenticato. Tutto ciò che si parte per ritrovare, sia pure a rischio della vita, come la rosa di Belinda in pieno inverno. Tutto ciò che di volta in volta si nasconde sotto le foglie più impenetrabili, nel fondo di più orridi labirinti».

                                                                      Cristina Campo, Gli imperdonabili.

 “…. Allora il cavaliere rispose che il mostro era lui

e che era stato tutto un incantesimo”.

(dalla fiaba popolare “Belinda e il mostro”)

25-27 Gennaio 2024

“Il punto” n. 17

rubrica di Daniele Moretto 

immagine:La guerre’, Marc Chagall

librazioni13@gmail.com

Di Bac Bac