Nella narrazione tanto veicolata negli ultimi mesi dal nostro Franco Miccichè, il colpo da maestro, che avrebbe convinto i giurati ad assegnare il titolo di Capitale della cultura ad Agrigento, sarebbe scaturito dalle parole accorate e commoventi usate dal sindaco nel presentare la candidatura della città. Il nostro primo cittadino avrebbe scosso i cuori dei commissari incaricati di selezionare la città vincitrice parlando delle bellezze della Valle dei Templi ma, soprattutto, di accoglienza dei migranti che approdano numerosi sulle nostre coste. In realtà, in città circola una versione più prosaica, che attribuisce la vittoria alla capacità di lobbying della società incaricata di redigere il progetto e, soprattutto, ai maneggi politici di un deputato emergente allineato alla maggioranza di governo.  

Andando ai contenuti del progetto presentato – intitolato proprio “Il sé, l’altro e la natura” – in effetti l’aspetto centrale è proprio quello dell’accoglienza. Fin dalle prime battute del progetto vincitore, il concetto viene affermato con forza e chiarezza: “L’accoglienza è ricerca dell’armonia…”, “L’altro, il diverso da noi, arricchisce la nostra comunità se questa sa essere accogliente”, “Nel confronto di culture …. la diversità emerge come valore”, etc.. 

Pertanto, non foss’altro che per coerenza con con il progetto che la città è chiamata a realizzare nel 2025 e, altresì, con la narrazione di cui si è innamorato, il sindaco e la sua amministrazione avrebbero dovuto mostrare grande sensibilità ad ogni iniziativa che va nella direzione dell’incontro, della relazione, dell’accoglienza e della valorizzazione dell’altro.  

E invece…. 

Il nostro comune è stato inserito dal governo nazionale nel programma “Coopera”, il cui obiettivo è quello di potenziare l’offerta dei servizi delle amministrazioni pubbliche, aumentando la loro capacità di gestione e realizzazione di centri, progetti di accoglienza ed assistenza socio-sanitaria rivolti ai cittadini migranti. Agrigento è stata aggregata in un progetto finanziato dal FAMI (Fondo Asilo Migrazione ed Integrazione) del Ministero dell’Interno che ha coinvolto come partners anche: il Comune di Palermo (capofila), il Comune di Trapani, le Asp di Siracusa, Agrigento e Trapani, il Policlinico di Palermo, il Polo Universitario di Agrigento e l’ANCI Sicilia. In veste di partecipante il comune ha ricevuto un anticipo di 59.300 euro per la realizzazione di centri e la elaborazione di specifici progetti di accoglienza e assistenza. Ma, oramai quasi una prassi consolidata, il comune non si è attivato e dopo una specifica diffida da parte dell’ente capofila del progetto, cioè il Comune di Palermo, ha dovuto restituire in questi giorni i finanziamenti ricevuti.  Un altro fallimento per incapacità operativa.

Il sindaco continuerà a raccontarci della sua commozione per i destini dei migranti, ma sta di fatto che, messo nelle condizioni di fare qualcosa di concreto per garantire loro un minimo di assistenza, si è dimostrato capace solo a combinare pasticci. 

È questo sembra essere l’antipasto di quello che potrebbe succedere per le iniziative da realizzare nell’ambito del programma di eventi “Agrigento capitale italiana della cultura 2025”. Dopo 8 mesi, tutto è ancora fermo, in attesa delle decisioni di Ciccio Pasticcio (e del suo dante causa).