di Tano Siracusa

Al cinema Mezzano, alla presentazione del film su Biagio Conte, era presente il regista Pasquale Scimeca.
Conoscevo la storia di Biagio Conte, l’aveva raccontata Daniele Moretto in un lungo articolo su Fuorivista nel 2003, ‘Un missionario nella sua città’. Avevo poi conosciuto personalmente Biagio Conte durante ‘La giornata delle creature’ organizzata dallo stesso Moretto nel 2008. Nella foto Biagio Conte è in piedi sulle stampelle con Daniele e poche altre persone sorridenti accanto a lui. Stupiva, disorientava soprattutto il suo sguardo, il sorriso dei suoi occhi incredibilmente celesti. Era molto bello fratello Biagio, anche inchiodato sulla sedia a rotelle.
L’attore Marcello Mazzarella che lo interpreta nelle riprese di Scimeca fa la sua parte, la sceneggiatura è asciutta, sobria, ma rimane un film di finzione, per quanto molto fedele alla biografia ormai nota di Biagio Conte. Nelle scene finali si vede Marcello-Biagio contorcersi per i dolori alla schiena e sulla sedia a rotelle. Il film, presentato nel 2015, finisce qui. Scimeca non racconta la ‘guarigione scientificamente inspiegabile’ avvenuta a Lourdes e di cui i media avevano dato notizia con comprensibile imbarazzo.
Quella sera al cinema Mezzano dopo la proiezione il regista aveva spiegato di essersi accostato alla storia di Biagio Conte con l’atteggiamento di un agnostico, ma che averlo conosciuto e frequentato era stata anche un’esperienza spirituale intensa, perturbante.
Quella guarigione a Lourdes l’ha raccontata pochi giorni fa dettagliatamente a Repubblica uno dei volontari che fin dall’inizio ha seguito il missionario laico palermitano e che lo ha personalmente aiutato a immergersi nell’acqua gelida del santuario.
Biagio Conte a Lourdes non voleva andare. Le sue gambe e i suoi piedi erano gonfi, deformati, i dolori alla schiena paralizzanti, a poco a poco in un paio di anni aveva smesso di camminare. Nell’acqua freddissima aveva gridato di gioia.
Si era fatto immergere una seconda volta e di nuovo avevano udito le sue grida di esultanza. Pochi giorni dopo a Palermo il volontario avreva saputo che Biagio Conte si era alzato e camminava.
Negli anni successivi Biagio Conte ha percorso migliaia di chilometri a piedi, con la sua croce e l’inverosimile saio, fino a Bruxelles, fino in Marocco, la speranza nelle parole, il sorriso negli occhi. C’era una luce speciale nel suo sguardo e nel suo sorriso. Una luce che si è accesa e adesso si è spenta. Ogni tanto fra gli uomini accade, e lascia le persone cambiate.
Ho rivisto Pasquale Scimeca davanti una delle Missioni di Fratel Biagio a Palermo pochi anni dopo il suo film. Senza scendere dalla macchina aveva chiesto se Biagio fosse in chiesa. Gli avevano risposto di no, che sarebbe venuto per la messa delle 18. Allora ci verdiamo alla messa, aveva risposto il regista.
Biagio Conte ha lasciato una scia della sua luce: le Missioni di Speranza e Carità, migliaia di diseredati accolti e assistiti, e tanti volontari che lo hanno seguito, ai quali ha cambiato la vita.
Lascia una scia di luce di luce e le bollette della luce per le sue Missioni da pagare. Nel suo ultimo messaggio manifestava una grande preoccupazione per quelle bollette.
Il Presidente Mattarella ha ricordato di Biagio Conte lo spirito di concretezza, al quale suggerisce di ispirarsi se si vuole praticare la sua testimonianza.
Ci piace interpretare le parole del Presidente come un sobrio invito a evitare che intanto taglino la luce alla Missione di Speranza e Carità. Un invito rivolto a tutti, istituzioni e cittadini.


Di Bac Bac