La competizione di Claudio Fava alle primarie del fronte progressista, per la designazione del  candidato presidente della regione, può costituire un catalizzatore della sinistra,  per ripartire da una storia di credibilità costruita in tanti anni di impegno antimafia, contribuendo ad elaborare un progetto di governo alternativo ai disastri della politica siciliana degli ultimi decenni. 

Claudio Fava nell’ultima legislatura ha rappresentato, spesso in estrema solitudine, la voce di una Sicilia diversa che crede nei valori fondamentali dell’antifascismo, della difesa della libertà e della democrazia, in un momento in cui è stato assessore alla cultura della giunta dell’ex missino Nello Musumeci quell’Alberto Samonà che nei suoi scritti inneggiava alle SS del terzo reich, chiamandoli addirittura “Guerrieri della luce generati da padre antico e dalla madre terra. Nel sacrificio dell’ultima Thule. Monaci dell’onore’’. 

Con la presidenza di Claudio Fava, la commissione parlamentare antimafia regionale, che era sempre stata una foglia di fico per coprire la cattiva coscienza della classe politica siciliana, è diventata un prezioso strumento di indagine, contribuendo a far luce sul sistema di potere malavitoso, sul groviglio di collusioni mafia-politica-affari e sulle devianze istituzionali degli ultimi trent’anni.  

La commissione ha condotto delle inchieste significative su:   

– Il ciclo dei rifiuti in Sicilia 

– Il “Sistema Montante”  

– I depistaggi dell’inchiesta sulla strage di via d’Amelio  

– La gestione dei beni sequestrati e confiscati alla mafia 

(I Siciliani, l’inizio)

Claudio Fava è un politico, ma è soprattutto un intellettuale, un giornalista, uno scrittore. Conosce e racconta bene la realtà che vive in questo momento la Sicilia, ma ha anche la capacità di uno scatto visionario che gli consente di immaginare e di proporci una Sicilia diversa. 

Con Claudio Fava ci si può impegnare in un progetto per costruire un’alternativa politica con una proposta di sviluppo che faccia perno sulla difesa dei beni comuni e sulla salvaguardia dell’ambiente, in un orizzonte ideale e programmatico che veda la tutela e l’ampliamento dei diritti sociali e civili, intesi non solo come momento di emancipazione individuale, ma anche come strumento di crescita collettiva. 

E’ l’occasione giusta per una svolta, per un governo che consideri come prima risorsa della Sicilia i beni culturali ed ambientali; che investa massicciamente nella formazione e nella ricerca; nel recupero dei centri storici e dei beni monumentali; nelle campagne di scavo per rendere ancora più ricchi di testimonianze storiche i nostri parchi archeologici (ad Agrigento da anni si va avanti al rallentatore per lo scavo che dovrebbe portare alla luce i resti del magnifico teatro di Akragas); nelle strutture museali, per valorizzare meglio gli immensi depositi di opere d’arte delle nostre soprintendenze; che tuteli meglio con i vincoli legislativi e la vigilanza attiva le bellezze dell’isola, stroncando definitivamente la piaga dell’abusivismo edilizio. Impostazione, questa, molto diversa dall’impronta privatistica dominante degli ultimi anni, in cui si è arrivati anche allo scandalo dell’assessore regionale ai beni culturali che ha emanato un regolamento ”per la concessione in uso di beni culturali appartenenti al demanio e patrimonio della Regione Siciliana in giacenza presso i depositi, affinché siano valorizzati attraverso l’esposizione in luoghi pubblici o privati”. Cioè, se hai soldi ti puoi portare a casa magari un bel vaso attico o una statua romana da esporre in salotto. Invece di ampliare i musei, si mette in piedi un  vero mercimonio con la privatizzazione del patrimonio culturale. 

E’ possibile dare voce ad una regione che vuole affrontare le sue tante emergenze in maniera ordinata e programmata. Che non punti più sulle discariche e sugli inceneritori (oggi, per edulcorarli, chiamati  termovalorizzatori) che appartengono al passato, ma che gestisca la transizione ecologica dei prossimi anni attraverso il controllo del ciclo dei rifiuti con la costruzione di una filiera di impianti per il loro trattamento differenziato, per approdare in breve tempo ad una economia circolare, con la eliminazione totale, o riduzione al minimo, degli scarti non utilizzabili.  

Di fondamentale importanza è, poi, la tutela dei beni pubblici contro la tendenza sempre più marcata delle liberalizzazioni selvagge, assecondate dagli indirizzi del governo nazionale e sposati pienamente dalla destra nostrana (si fiutano affari miliardari), che in tanti settori essenziali (sanità, distribuzione idrica, gestione dei rifiuti, istruzione) hanno offerto servizi scadenti, ma creato grandi ricchezze, privilegi odiosi e forti disuguaglianze sociali. 

Claudio Fava indossa perfettamente il vestito dell’intellettuale gramsciano, in grado di coniugare capacità culturali e  competenze amministrative, senza dimenticare la sua responsabilità sociale a produrre e diffondere conoscenza. 

E a proposito del ruolo primario degli intellettuali come divulgatori del sapere, penso alle diverse scritture di Claudio Fava per film e opere teatrali che hanno messo in scena momenti drammatici e inquietanti degli ultimi decenni di storia siciliana. Fatti su cui molto probabilmente non avremo mai una verità giudiziaria, ma per i quali abbiamo acquisito, grazie anche al lavoro della commissione antimafia guidata da Claudio Fava, un livello di conoscenza del contesto affaristico-istituzionale-politico-mafioso sufficiente per una ricostruzione storica attendibile. Questo vale, ad esempio, per quello che è stato definito dai giudici il più grande depistaggio della storia giudiziaria italiana: la strage in cui furono uccisi Paolo Borsellino e la sua scorta. 

Claudio Fava si presenta alla competizione delle primarie per la candidatura a presidente della regione senza un’organizzazione di partito che lo sostenga, a differenza degli altri due candidati che possono contare sull’appoggio di apparati e di un nutrito gruppo di professionisti della politica.  

I punti forti della candidatura sono una storia cristallina contro il malaffare e la politica connivente, la qualità del lavoro svolto in questi cinque anni di presidenza della commissione regionale antimafia e lo spessore politico e morale della sua proposta ai siciliani. Può farcela, ma occorre l’impegno, la partecipazione e la passione politica di quella sinistra senza tessere che in questi anni, delusa e nauseata dallo scadimento correntizio e personalistico, che purtroppo ha caratterizzato anche i partiti di sinistra, si è allontanata dalla politica, dispersa in mille rivoli, impegnata nel volontariato e nelle organizzazioni civiche; oppure è ripiegata nel privato, rifuggendo ogni impegno collettivo.  

L’occasione che ci offre questa candidatura è proprio la possibilità di resuscitare questo senso assopito di comunità di valori e idealità di una fetta importante dello schieramento progressista. 

Le sfide del prossimo futuro sono molto impegnative, è necessario stare insieme: è tempo di esaltare ciò che unisce e di smussare le differenze e le conseguenti asperità che si sono prodotte negli anni. C’è bisogno di unità della sinistra, tanto più chè nel campo avverso tornano protagonisti politici e pratiche di governo che pensavamo consegnati ad un passato indecoroso. 

Il futuro della Sicilia è anche nelle nostre mani: posiamo stare a guardare o scendere in campo a fianco di Claudio Fava. 

Ecco il link per registrarsi e partecipare alle primarie:  https://www.presidenziali22.it/