L’idea è quella di una conferenza di servizio che chiami a raccolta tutte le realtà istituzionali e culturali che possono determinare una svolta, far registrare un segno di vita del Parco dell’Addolorata. A proporla, Paolo Cilona del Cepasa, da sempre attento alla memoria e alla tradizione culturale di Agrigento, in particolare alla rivalutazione di alcune figure storiche che hanno segnato importanti tappe nella ricerca archeologica in città. Personaggi a lungo dimenticati, e che invece meritavano un qualche riconoscimento. Destino di Agrigento, forse, essere amata più da chi qui non è nato.                                                                                                                                                                                                       

L’intervista di Cilona ad una emittente locale viene a conclusione di una lunga stagione di iniziative di Bac Bac, che ha portato al Parco Icori dell’Addolorata la musica, la tradizione, le parole, eventi che hanno riproposto il tema rimosso del Parco. Iniziative corsare che lentamente, ma tenacemente, hanno visto crescere l’attenzione di parte della città, in una Agrigento che anche in questa occasione è apparsa in vaste aree distante, restia a crescere, diffidente rispetto alla possibilità di entrare in una dimensione diversa e più alta nella quale potrebbe fare irruzione se solo riuscisse a resuscitare una realtà che da mezzo secolo attende idee, buona volontà e una buona politica.

E’ lo stesso Paolo Cilona che, parlando con noi, ripercorre la storia del “non fatto”: la frana del 19 luglio 1966, il Parco realizzato pochi anni dopo, in tempi record, valuteremmo oggi. Era la risposta alla morte di una parte della città, quella del Rabato, era stato pensato per far rinascere la città ferita, legarla allo scrigno prezioso della Valle dei Templi. Gli anni passarono senza idee e senza interventi, e gli anni, uno dietro l’altro, determinarono il deperimento delle strutture realizzate all’interno dell’Icori.

Accanto al non fare, una diffusa diffidenza della città (ne abbiamo parlato ), l’idea che un eventuale salto di qualità si dovesse affidare a infrastrutture da sempre oggetto di confronti, il più delle volte sterili. Nel mentre non si faceva e si chiacchierava, il parco perdeva pezzi, si snaturava, fino a divenire deposito, anche di spazzatura.

Un anno addietro, ecco l’idea di Bac Bac di spendersi per il Parco dopo che il Parco, con la metropolitana di superfice era stato oggetto centrale del confronto tra l’associazione e i candidati a sindaco. Si sa, nella fase preelettorale tutti i candidati non hanno difficoltà ad offrire in risposta un “Si, certo”. Passato il confronto elettorale, la montagnola delle promesse è lì, testimone di altro tempo perduto.

In questi mesi di impegno di Bac Bac – va detto – abbiamo trovato all’interno dell’amministrazione comunale due interlocuzioni che riteniamo importanti, intanto perchè hanno spezzato, con una partecipazione attiva e sincera, la lunga catena dei silenzi: Francesco Picarella e Marco Vullo. Con loro Bac Bac ha ragionato sulla sfida difficile di dare vita all’Icori, mezzo secolo e passa dalla nascita. Con loro continua a confrontarsi e a ragionare sapendo di avere di fronte un impegno difficile, certo, ma che la via d’uscita si può trovare con piccoli passi, se sono decisi. E tra questi, piccolo passo può essere l’idea di una conferenza di servizio, tutti attorno al tavolo e al Parco. L’idea di Cilona, il Parco Icori diventi un tutt’uno col Parco della Valle, entri nella sfera della sua amministrazione, nasce dal fatto – dice Cilona – che all’interno dell’Icori si possono avviare da subito nuove campagne di scavo, che potrebbero dare piacevoli sorprese. Nuovi percorsi da offrire a chi sceglie Agrigento. Entrare nel Parco per gli scavi vuol dire dover e poter, pulire l’area assicurandole quel minimo di manutenzione (anche al verde) che adesso manca. E’una strada possibile? Lo si verifichi.

Intanto il Comune è già nel governo del Parco, questo potrebbe favorire questo “matrimonio”, ricorda Paolo Cilona. Si esplori questa strada, dunque, Bac Bac c’è e ci sarà. Noi non demordiamo, amiamo pensare che anche l’impossibile possa verificarsi.