… rileggendo il discorso pronunciato da Pericle agli ateniesi nel 431 a.C. ….

di Licia Siracusa

In questo caldo autunno elettorale, Agrigento assiste silente allo sgretolamento di una delle sue più numerose comunità scolastiche.

A fine settembre, l’Istituto Comprensivo Rita Levi Montalcini non ha ancora ricevuto dalle amministrazioni locali alcun sostegno finanziario e logistico per risolvere la carenza di aule. Ed il dirigente scolastico che ne è a capo, mentre accetta passivamente che i suoi alunni subiscano l’afflizione sine die dei doppi turni, rinuncia a programmare il futuro della sua comunità, confidando nelle parole dette, negli impegni strappati a mezza voce, nelle rassicurazioni sornione di chi dovrebbe agire, ma inspiegabilmente resta inerte.

Una comunità cittadina non è più tale, se le sue istituzioni cessano, come in questo caso, di esserne guida ed espressione. Quando ciò accade, essa si è già inesorabilmente dissolta.

Nonostante il bailamme delle candidature, la corsa ai vuoti proclami elettorali e gli anatemi paternalistico/sanitari pronunciati dal sindaco – rigorosamente in diretta Facebook o con post sui social – le consegnino l’illusione di esistere ancora, la comunità degli agrigentini è piombata, senza averne contezza, nel tragico paradosso di un essere che non è.

Dispiace constatare che tale inesorabile estinzione travolga in primo luogo quella parte della città che andrebbe salvata dallo scempio, i più giovani e i bambini, i quali si ritrovano loro malgrado catapultati indietro nel tempo, in un’epoca premoderna, in cui l’istruzione, affidata a dotti precettori privati, non era per i più, ma per i pochi, che avevano danari a sufficienza.

E così, implacabilmente, la scuola rinuncia ad esser scuola, il municipium cessa di munia capere (di assumere su di sé i doveri della e per la comunità) e la città tace – come sempre ha taciuto nella sua storia recente – addormentata sotto il calore del suo sole africano.

foto di Tano Siracusa

Di Bac Bac