Col sindaco Lillo Firetto – da subito   dichiaratosi  felice di incontrare Bac Bac – c’eravamo detti: un incontro di un’oretta. Alla fine, ci siamo accorti che di ore ne erano passate quasi tre.

Ore intense di confronto, sul programma attuale ma anche sul programma di una legislatura che si chiude e che all’Associazione non è parso rispettato,  ma disatteso in elementi centrali. Che tornano nel dibattito di questa vigilia del voto al quale Firetto si presenta con lo slogan “Confermiamo il cambiamento”.

Da una parte, negli esponenti dell’Associazione, l’idea di un’ Agrigento profondamente diversa da quella delineatasi in decenni di cattiva modernità, dall’altra la dichiarazione di Firetto di essere, orgoglioso di avere sognato e di continuare a sognare una Agrigento capitale della cultura. Da una parte Bac Bac che incalza il sindaco sulle cose non fatte e su quei due, tre “paletti” che per Bac Bac segnerebbero l’inizio della costruzione  di una nuova città, di un nuovo modo di viverla, a partire dalla mobilità, da rivisitare profondamente, a partire dalla dolorosa incompiuta del Parco  dell’Addolorota;  dall’altra Firetto ad elencare con puntiglio ( dati alla mano ) i mille ostacoli incontrati, a partire dai tempi della burocrazia, che  hanno pesato su progetti che pure sono stati avviati, che restano all’ordine del giorno, senza che siano stati cancellati i passi in avanti fatti.

Ostacoli burocratici, ma anche politici, perchè pesano nel nostro sistema  i segni diversi tra il governo della città e quello della Regione. Su una cosa si conviene: molto di quello che si è mosso e di quel che non si è potuto muovere nel governo della città, ha sofferto di una insufficiente comunicazione, la cui fluidità  aggiunge Bac Bac,   è la premessa di una reale partecipazione dei citttadini.  

E’ nota la difficoltà infatti ad accedere alle ‘carte’ del Comune, ai progetti Ravanusella, ad esempio,  o relativi ad  altri strumenti urbanistici. Si conviene anche su una campagna elettorale che sui programmi è arrivata tardi, presa dalla definizione di alleanze – non sempre chiare ed “eticamente” sostenibili – e dall’acquisizione di candidati da spalmare nelle liste d’appoggio.                                 

Si è discusso molto di mobilità. Mobilità tutta da rivedere, a cominciare  dai rapporti “triangolari” Comune-Regione-TUA alla luce di disservizi evidenti e clamorosi che penalizzano le zone e le fasce più svantaggiate della città.

Si è ragionato  sulla metropolitana di superficie per collegare la Marina ad Agrigento e l’entroterra legato allo zolfo, passando da Villaseta e dal Parco. Si è parlato del Parco Icori. Dal sindaco si elencano  una ad una le tante difficoltà presenti e passate e la necessità di provvedere alla sistemazione delle strade di fuga, di cui esistono già i tracciati, come premessa per un uso del   teatro di Parco Icori. Potrebbe essere l’inizio  di un concreto superamento dello stato di abbandono che dura da troppi anni.

A fare da sfondo al confronto, il tema delle risorse finanziarie  e gli sforzi dell’Amministrazione di coinvolgere – cosa complessa e ogni giorno più difficile – più soggetti possibili per passare dai sogni alla realtà. La copertura finanziaria.

Adesso, sostiene Bac Bac, c’è da definire un’idea di città diversa anche per utilizzare i  finanziamenti – tanti – che si attendono in Italia e anche ad Agrigento. La  logica della spesa infatti non può essere più quella del passato:  dalla mobilità,  al Parco, al Centro storico  si può e si deve ripensare  il rapporto fra il passato, la memoria, e un futuro non più ecologicamente compatibile con l’attuale forma urbana. La distanza è l’elemento centrale, il problema di Agrigento, distanza con le periferie, con chi ci abita, distanza con un territorio che è diventato complesso, fatto di realtà che rischiano di disarticolarsi.

Si discute a lungo sul centro storico, un confronto che forse meritava d’essere fatto molto prima. Si parla degli errori e dei ritardi, del   patrimonio immobiliare di pregio inutilizzato, ancora di mobilità, di mancate pedonalizzazioni.  

Palazzo Tomasi  è stato il contributo di Agrigento all’università per non far morire l’ateneo, dice Firetto,  impegno che la sua amministrazione rivendica con orgoglio.  Verso una soluzione invece la destinazione dell’ex ospedale di via Atenea nel quadro del progressivo inserimento dell’Università in centro storico, e Palazzo Filippini. Il Comune starebbe definendo inoltre gli strumenti urbanistici per un intervento organico di recupero del centro storico, realistico, sottolinea Firetto, ma rispettoso della sua specificità urbanistica e architettoonica.

Acqua, rifiuti, gli ultimi temi affrontati. Sui rifiuti molto è stato fatto, sostiene Firetto, ricordando dove eravamo e dove siamo arrivati. Certo – conviene – bisogna andare oltre,  guardare avanti. Il capitolo Girgenti Acque è invece una questione  dolorosa, sicuramente per il consumatore (costi e disservizi gridano vendetta).   L’assetto è stato definito, il consorzio, ma  Firetto avverte sui rischi.

Di Bac Bac