di Baldassare Marullo

Il testo è tratto da “Porto Empedocle”, scritto dall’autore – professore, podestà e storico della cittadina portuale – nella prima metà degli anni venti del secolo scorso.

dipinto di Giuseppe Agozzino

E il giorno della sua festa? Sono a mille i beneficati – scalzi i piedi – scamiciati, coperto da un fazzoletto il capo e con un vassoio a “cogliri la prumisa” del loro voto. E tutti in giro pel paese, richiamando l’attenzione dei devoti su “lu santuzzu di li grazii”. E che fascino in quella invocazione! Quale magia di rispondenze in essa!

Santuzzu! Un Santo ignobile? No: un Santo non aristocratico, tapino tra i tapini, poverello tra i poverelli, che Egli non domanda gemme pel suo altare, chiede solo il pane pel popolo suo, il quale se lo è raffigurato kalogeron: il bel vecchio, e non bello nella venustà della figura, ma “beddu” così, come con la più grande effusione, il popolo vede chi compie una missione d’amore. Perciò San Calogero non vi avvicina al Cielo, quando ve ne sentite lontani: Egli il giorno della sua festa è in istrada, fra i suoi amici, a vivere la loro gioia.

Quanti sciocchi io vedo deridere, come grottesche, le manifestazioni deliranti che un popolo ebbro di fede, tributa al Santo amico! Che sanno essi del mistero che anima quelle scene che chiamano selvagge, ma in cui traluce una carità fatta di amore, che non è elemosina? Dai balconi dei ricchi piove affettato il pane, il pane, il solo che il Santo vuole in cambio della sua pietà. Il pane piove su la folla, tra mille braccia protese, fra mille mani aperte a riceverlo.

Che sanno quegli sciocchi dell’intimo significato che quella scena cela? Essi non badano che il ricco, anche nella carità, è superbo, e la sua superbia umilia e offende; ma oggi egli è lì, come un debole, a ripagare il Santo, il quale non l’ attende nei fastigi del tempio; il Santo è tra la folla anche Lui, è tra la folla a livellare un orgoglio ed una povertà alle luci di una fede equiparatrice.

Così il Santo pur immobile su la strada, non è un corpo inerte. Circondato da migliaia di deliranti, che se lo vedono compagno in quella ora di gaudio comune, Egli è parte di loro, come a dividere l’effluvio di una reciproca corrispondenza di amorosi sensi, nel patto nuovo che si stringe fra i devoti e il Santo, per una nuova dimani lì all’aperto, testimonio il puro siculo cielo! Nè quel delirio offende il santo ch’esso è gloria che si esprime in un poderoso osanna a Lui, all’amico, con un Vivaaa…San Caloo… riu… Vivaaa!, lungo, infinito, come se l’eco dovesse ricercare il Cielo per presentargli la gratitudine che esplode dai loro cuori amanti.

E solo l’amore può spiegare il significato che assume il gesto di un fazzoletto, non pulito magari, tratto dal petto di uno scamiciato e destinato ad asciugare il sudore del Santo! Il Santo suda? Come no? Anch’egli ha corso, con quello stuolo di folli, la citttà per riceversi il promesso pane, ed è stanco, ed è… sudato anche Lui, chè l’ardente sole neppure Lui risparmia: i popolani così lo sentono attraverso i loro ansimanti petti.

Ed il santo sosta, perciò, anche davanti alla porta della taverna, che conosce le ore gioconde e le ore di abbandono del popolo suo. E il santo è contento! Il sudore gli viene asciugato, mentre il vino ribocca nei bicchieri ricolmi, ed il brindisi si perde tra un assordante rullo di tamburi, anch’essi pazzi di gioia! Nessuno mai osò deridere il simbolismo di una mensa divisa fra i fedeli e Dio, sull’ara fumante, quando il pensiero pagano governava la vita dello spirito del mondo!

E si aggiunge che, quell’intima comunione tra il Santo e i Fedeli, non deve avere a testimonio il clero: il clero è la regola, è la norma liturgica. Il popolo in quel giono pontifica ai riflessi delle sole leggi della sua anima. Ed il santo, l’anima del popolo comprende e ad essa si affida, quando il campanello squillante del capociurma dà il segnale della ripresa del moto, ed il moto si fa… travolgente, come l’onda che la raffica spinge. Dite pure grottesco quanto trascende dalle finzioni del convenuto rito civile, io dirò con piena convinzione, che il veleno di sfiducia che si propina ad un popolo che ama e crede, è imperdonabile delitto.

Di Bac Bac