di Nino Cuffaro

È da tempo che non vengono banditi concorsi dal comune di Agrigento, pertanto la notizia di un bando per la selezione di 30 agenti della polizia locale è da accogliere molto positivamente. Un’occasione di lavoro per diverse famiglie e, soprattutto, per migliorare i servizi di controllo e sicurezza in città.  Tutto bene, se non fosse per alcuni aspetti del concorso che suscitano non poche perplessità. Cominciamo col dire che non si tratta di posti a tempo indeterminato, ma a termine, per un periodo inferiore ai 12 mesi, per fronteggiare l’emergenza epidemiologica da Covid-19. Inoltre, siamo in presenza di un bando che mette a concorso dei posti che, come specificato nella Determina Dirigenziale n. 2729, si trasformeranno in vere e proprie assunzioni a tempo determinato “solo in presenza delle condizioni di natura finanziaria e amministrativa necessarie”. Condizioni che, evidentemente, al momento non sussistono, stante la disastrosa situazione delle finanze comunali.
Andando a leggere il bando di concorso, poi, sorprende la mancanza tra i requisiti richiesti ai concorrenti della conoscenza di almeno una lingua straniera, soprattutto l’inglese. Una città che vuole vivere di turismo si deve attrezzare per offrire agli ospiti che la visitano servizi informativi e di assistenza alla loro portata, e la polizia municipale è il riferimento istituzionale più prossimo per gli stranieri che percorrono le nostre strade.

La selezione, secondo quanto previsto nella Determina Dirigenziale, avverrà per “titoli e colloquio”. Il binomio suona male: generalmente si legge nella gazzetta ufficiale di concorsi per “titoli ed esami”. Nella definizione della graduatoria il colloquio sarà di fatto determinante, dal momento che i titoli potranno pesare per un massimo di 10 punti, mentre per il colloquio la commissione di esame potrà attribuire fino a 30 punti. In questo modo, viene enormemente accentuato il peso della valutazione discrezionale dei commissari rispetto ai titoli posseduti dal candidato. L’art. 9 del bando di concorso, che si occupa della commissione esaminatrice, non fa cenno alla sua composizione né ai criteri di scelta dei commissari, ma rinvia all’art. 50 del Regolamento comunale di accesso ai posti della dotazione organica. Il predetto articolo a sua volta, al comma 7, rinvia all’art.45, il quale finalmente scioglie l’enigma: “la commissione è formata da tre dirigenti nominati dal sindaco”. 

Per i nostri attuali amministratori, comunque, non è una novità la scelta di questa formula originale di selezione dei candidati. L’hanno già adoperata alcune settimane fa per il concorso a dirigente dell’ufficio tecnico comunale. In quell’occasione il candidato prescelto in seguito al colloquio fu un ingegnere esterno al comune, incidentalmente anche consuocero dell’onorevole Roberto Di Mauro. Evidentemente, vista la buona resa del metodo del colloquio nella precedente selezione, i nostri amministratori hanno pensato di riproporla in occasione del concorso per la polizia municipale. Tuttavia, la formula di selezione “titoli e colloquio” non pare essere in linea con quanto stabilito dall’allegato al “regolamento comunale di accesso ai posti della dotazione organica” che individua i titoli e le prove d’esame necessari per i concorsi comunali. Infatti, in relazione alla figura di agente di polizia municipale è prevista una prova di esame scritta vertente su elementi di diritto costituzionale, diritto amministrativo, diritto penale, procedura penale, legislazione di polizia igiene e sanità, codice della circolazione stradale. Dello stesso tenore è l’art.50, comma 8, del regolamento comunale di accesso ai posti della dotazione organica, che riguardo ai rapporti di lavoro a tempo determinato prescrive una prova selettiva “intesa ad accertare il possesso del grado di professionalità necessario per l’accesso alla qualifica e ai profili professionali relativi all’incarico da attribuire, mediante la soluzione di quiz a risposta multipla sulle materie oggetto della prova”. Sempre l’art. 50, comma 8, all’ultimo capoverso, consente alla commissione un massimo di 10 punti da attribuire alla prova selettiva e non 30 punti come previsto dalla Determina Dirigenziale che bandisce il concorso. Infine, l’art. 50, comma 9 del regolamento comunale di accesso ai posti della dotazione organica sancisce che la graduatoria di merito è formulata sommando al punteggio relativo ai titoli, quello conseguito nella prova selettiva. 

(L’urlo di Edvard Munch)

Appare chiara la differenza di fondo tra le due diverse formulazioni: La Determina Dirigenziale emanata dal dirigente comunale, con la supervisione dell’assessore alla polizia locale, dà un potere discrezionale determinante alla commissione esaminatrice nominata dal sindaco, attraverso la modalità del colloquio, mentre il regolamento comunale di accesso ai posti della dotazione organica sterilizza qualunque valutazione discrezionale della commissione, affidando ad essa semplicemente la compilazione della graduatoria basata esclusivamente sul valore dei titoli e della prova scritta a quiz.

Per evitare di perdersi tra Determine, Regolamenti, articoli, commi e capoversi, provo a fare una sintesi. Si bandisce un concorso per posti che oggi non sono effettivi, non sussistendo le necessarie condizioni finanziarie per nuove assunzioni, vista la grave situazione debitoria del comune, che non dispone delle risorse neanche per tappare una buca. Le modalità del concorso assegnano un ruolo determinante al sindaco (quindi alla maggioranza e ai politici che lo sostengono), che è chiamato a nominare una commissione d’esame, la quale sceglierà i vincitori sulla base della valutazione discrezionale di un colloquio con i candidati. Questo, nonostante l’esistenza di un regolamento comunale che prescrive modalità di selezione oggettive e, quindi, non influenzabili da eventuali simpatie, appartenenze politiche, conoscenze o raccomandazioni personali.

Ovviamente, qualora si procedesse con le regole del colloquio previste dalla Determina Dirigenziale, gli eventuali candidati non vincitori avrebbero riconosciuto un interesse legittimo ad impugnare la graduatoria finale per la dichiarazione giudiziale di nullità, per mancato rispetto delle norme del Regolamento comunale.  

Ma perché non si vuole rispettare il Regolamento comunale? Ad essere maligni si potrebbe pensare che tutto questo contorcimento delle norme, per accrescere la discrezionalità delle decisioni, potrebbe essere funzionale a logiche clientelari, anche in vista delle prossime elezioni regionali. Anche se il concorso venisse annullato, passerebbero comunque molti anni per presentare ricorsi e concludere le procedure dei vari gradi del giudizio amministrativo. Intanto, il concorso avrebbe esplicato abbondantemente i suoi effetti politici primari ed immediati. Decine di candidati in corsa per un posto di lavoro (che in realtà oggi non c’è, o almeno non c’è ancora) sono un bottino elettorale molto, ma molto appetibile, in vista dei prossimi appuntamenti elettorali.