di Tano Siracusa

foto di Tano Siracusa

I nostri centri storici sono stati edificati quando le automobili non esistevano. La loro diffusione di massa nel secondo dopoguerra ha invaso progressivamente le strette strade medievali, i rari viali, gli slarghi, le piazze. E’ successo ovunque. A Napoli ancora oggi i magnifici cortili interni dei palazzi seicenteschi sono utilizzati come parcheggi privati nel cuore della città. Ad Agrigento lunghe scalinate sono state trasformate nei decenni passati in carreggiate per le auto.

Poi, nell’ultimo ventennio, anche in Italia è maturato un cambio di paradigma. Per molte ragioni, dalla disutilità crescente con la sua stessa diffusione del mezzo privato di trasporto, soprattutto negli spazi angusti dei centri storici modellati per il transito di carretti e carrozze, alla consapevolezza dei suoi costi ambientali, estetici, di socialità.

Limitare o chiudere al transito veicolare i centri storici è diventato in Europa il nuovo orizzonte programmatico già nell’ultimo decennio del secolo scorso. Da Barcelona a Bratislava, da Sarajevo a Parigi, a Londra, da Bologna, Perugia, Lucca, a Palermo, Siracusa, Erice, nella maggior parte dei centri storici si è invertita la tendenza. Le automobili sono state progressivamente espulse dai centri medievali e gli spazi liberati hanno visto crescere, con il silenzio e la riscoperta visiva degli spazi, anche le attività commerciali, sempre più legate ai flussi turistici. Esemplare il caso di Palermo, dove in via Roma, in piena crisi, si chiede la chiusura al traffico.

Il centro storico di Agrigento ha una cifra particolarmente complessa, gli edifici pericolanti fiancheggiano edifici abitati e B&B, ricchi stranieri comprano e ristrutturano con sapienza magnifiche vecchie case in disuso, mentre il ‘fai da te’ dei residenti favorisce l’estro ornamentale dei cortili e delle scalinate, spesso la loro pulizia, e la presenza degli immigrati ne accentua un’ ‘atmosfera ‘araba’, comunque esotica, che deve piacere ai turisti respinti dalla paura della pandemia dalle coste nordafriane.

Con le piogge tropicali di queste settimane ci sono stati dei crolli. Cosa fare degli slarghi che si creano, che uso di quei ‘vuoti’ è preoccupazione o dovrebbe esserlo degli urbanisti, degli architetti, degli amnministarori e naturalmente degli abitanti.

Che tipo di nuovo arredo urbano? Orti sociali? Attrezzature sportive? Verde attrezzato? Una piccola piazza? Una installazione artistica?

Ad Agrigento l’attuale Amministrazione annuncia di volere demolire gli edifici pericolanti in centro storico per farvi dei parcheggi. E si candida come “Capitale Italiana della Cultura 2025”.

Di Bac Bac