di Lia Rocco

Mi chiedono sempre più spesso:

“Ma cosa vi aspettate da questi incontri al parco Icori?”.

Oppure:

“Ma qualcosa si muove?”

E a me vengono in mente le ultime pagine del romanzo Fahrenheit di Ray Bradbury.

Romanzo che ci porta in una società completamente pianificata

dove gli individui vivono alienati dalla televisione.

Le strade sono deserte.

Le città sono deserte.

Ogni sentimento è stato soppresso. La memoria è un nemico da annientare.

I libri e coloro che li conservano illegalmente

devono essere bruciati.

Montang, il protagonista, è un vigile del fuoco

il cui compito non è spegnere gli incendi ma bruciare i libri

e le case e gli uomini che li custodiscono.

Montang è un bruciatore di libri pentito

e quando viene scoperto scappa.

Scappa e si nasconde nel bosco.

Nel bosco incontra donne e uomini particolari.

Sono donne e uomini che hanno amato talmente un libro

da impararlo a memoria per trasmetterlo ai loro figli e alle future generazioni.

Montang scopre che nei boschi vivono migliaia di queste donne,

di questi uomini.

Vagabondi all’esterno biblioteche dentro.

Donne e uomini che non sono certi di nulla

se non del fatto che i volumi

allineati nell’archivio della loro memoria t

roveranno negli anni a venire lettori desiderosi di leggerli.

Non ci aspettiamo niente e nessuno da questi incontri al parco Icori

(so che troveremo un nome meno tecnico per esempio parco dell’Addolorata o parco del Rabato).

Vogliamo solo creare memoria di questi luoghi

come i vagabondi di Fahrenheit mandano a memoria i libri che amano.

Vogliamo creare memoria intorno alla possibile bellezza.

Memoria e bellezza da conservare

oggi per chi vuole

domani per chi vorrà.

I nostri sono incontri che si fanno immagini.

Le nostre sono immagini che si fanno memoria.

La nostra è memoria che mettiamo a disposizione per chi crede

che questa Città possa avere un futuro.

Ieri al parco Icori Francesco Naccari e Maurizio Fratacci,

accompagnati da Biagio Licata e i tammura di Girgenti

sono diventati il paladino Brandimarte e il saraceno Gradasso.

Hanno incantato grandi e piccoli

combattendo con spade ed elmi di latta.​

È la magia e la forza del teatro

che qui al parco Icori

assume anche la forza della speranza

per non cadere nel pessimismo della ragione.

Perché questi incontri tradotti in immagini

ci permettono di conservare Agrigento dentro.

E viene in mente il poeta portoghese Manuel Alegre e i suoi versi su Itaca.

“Itaca era dentro: una luce, un volto, un odore.

Itaca era dentro. Un luogo

Un luogo sacro da qualche parte nel tempo.

Cerchi Itaca. Ma c’è solo questo cercare.

Dovunque ti troverai sarà con te.

Itaca è la tua stessa erranza”.

Ecco siamo degli Ulisse erranti.

Come Ulisse sappiamo che nessuno torna a quello che ha perso.

Come Ulisse, con questi incontri al parco Icori,vorremmo aiutare tutti

a portare Agrigento Itaca dentro.

Di Bac Bac