di Vito Bianco

Che un anfiteatro all’aperto circondato dalla natura possa diventare e sia già diventato il simbolo vivente e tenace dell’ennesimo tentativo di riscatto dopo le molte delusioni e false partenze e promesse non mantenute, stupirà  soltanto coloro che pensano la politica ovvero la città come la pratica quotidiana e triste del meno peggio e della cosiddetta rendita di posizione, il cabotaggio prudente quando non vile e vergognoso nelle solite e melmose acque della mediocrità amministrativa; gli altri, pochi o molti che siano, non si stupiscono affatto; e non solo non si stupiscono, ma si radunano fuori e dentro il magnifico Parco Icori (di lui parliamo) per ribadire una volta ancora il nesso antico e inscindibile tra la politica e la città per la cui esistenza e prosperità è nata due millenni e rotti fa, tra la cura amministrativa della cosa pubblica e lo spazio collettivo e animato entro cui si svolge la vita dei sui abitanti.

Certo è comunque che se è necessario ripeterlo qualcosa non funziona, non torna. Se il degrado dell’Icori non viene fermato, se la solitudine del parco non diventa il suo contrario, se il suo silenzio non si trasforma in suoni voci musica un altro colpo mortale verrà inferto alla città dagli stessi che ci vivono, amministratori compresi. E teniamo per fermo che il Parco Icori sta a piazza Santacroce come Santacroce sta a via Atenea così come quest’ultima sta a Villaseta e Villaseta alla Valle e al mare. Tutto si tiene, tutto deve tenersi, ogni parte deve rimandare al tutto e viceversa in una pluralità urbana che voglia essere tale e non un mero aggregato di interessi, di convenienze, di conflitti per il potere e il denaro. Da troppo tempo aspettiamo, invano, che questo accada. Da troppo tempo alle parole della propaganda elettorale non segue nulla. E da troppo tempo l’inerzia e il gioco delle parti deprime coloro che pensano che un’altra città sia possibile, e che contro la speranza sperano nella speranza.

Il Parco può diventare un polo culturale straordinSu Oarco Icoriario, e un luogo di incontri, di passeggiate, di appuntamenti più o meno segreti, di meditazioni notturne nelle notti di luna, di corse, di riposi; un luogo di parole e di silenzi.


A Febbraio è stato annunciato dal Comune un piano di recupero e risanamento di Santa Croce e Parco Icori. Mentre si aspetta di capire se l’annuncio meriti il silenzio, il disinteresse e lo scetticismo con cui è stato accolto, gli artisti di Agrigento continuano a recarsi nel Parco e ad esibirsi per le videocamere di Bacbac.

Scriveva Brecht, un po’ di tempo fa: “Io che nulla amo più/dello scontento per le cose mutabili,/così nulla odio più del profondo scontento/per le cose che non si possono cambiare”. Dobbiamo anche noi odiare il “profondo scontento” e credere che le cose si possono cambiare, se si vuole.

Di Bac Bac