di Tano Siracusa

Agrigento, 7 giugno

Lunedi pomeriggio Lia Rocco con un piccolo leggio e Angelo Sanfilippo con una pesante e magnifica fisarmonica si sono recati al Parco Icori. Hanno raggiunto il teatro dove per alcuni minuti la musica ha accompagnato la lettura di una pagina di Sciascia sulla fatata apparizione delle lucciole una notte di mezzo secolo fa, in una campagna come questa.

Lia e Angelo hanno aggiunto la loro performance a quelle realizzate da altri artisti che dallo scorso settembre si sono recati al Parco segnalandone l’abbandono, lo spreco di bellezza, di futuro, di possibile crescita economica e culturale. Per mostrare all’intera città ciò che non sono e ciò che potrebbero essere il Parco e il suo teatro, i suoi spazi. Sandro Sciarratta, Daniele Moretto, Ilaria Bordenga, Fabio Gueli, i pittori che hanno realizzato un’estemporanea, e ora Lia e Angelo.

E’ stata anche l’occasione per un sopralluogo. In questi mesi Parco Icori era stato ripulito. Lunedì, proprio all’ingresso del viale i visitatori potevano osservare sotto il manto degli oleandri fioriti un materasso e altri depositi di spazzatura.

Sembra essersi spenta anche la breve eco suscitata dalla presentazione a febbraio da parte dell’Amministrazione comunale di un progetto di recupero e riqualificazione di Santa Croce e Parco Icori, per la cui gestione veniva annunciato l’interessamento di alcune multinazionali.

E’ il solito refrain hanno commentato alcune malelingue, di solito bene informate: quando non c’è nulla di concreto viene annunciato il possibile intervento di una multinazionale.

Può darsi. Di certo c’è però questo impegno del Comune per il recupero di Santa Croce e di Parco Icori: ‘un vasto programma’ si potrebbe dire, ma solo volendo fare dell’ironia assolutamente fuori luogo. Inopportuna come quella che si potrebbe fare sul silenzio dei soggetti che dovrebbero essere interessati al progetto, i partiti, i sindacati, le associazioni ambientaliste, gli ordini professionali, gli operatori turistici, i comuni cittadini che hanno rimosso dal loro orizzonte quel pezzo di territorio, scenario del prima e del dopo la frana.

Bisognerebbe al contrario sforzarsi di coniugare il massimo di concretezza e di ambizione progettuale. Affrontando per esempio la questione dei collegamenti e del trasporto pubblico. L’isolamento di Santa Croce e del Parco è anche conseguenza del loro inadeguato collegamento a un territorio che proprio dal Parco Icori mostra la sua reale estensione e attuale disarticolazione. Un territorio urbano che si estende da Porto Empedocle alla zona industriale in prossimità di Aragona e che potrebbe essere ricucito, come da molti è stato proposto, anche dalla attivazione sulla linea ferrata esistente di una metropolitana di superficie. Se ne è discusso durante la campagna elettorale. All’altezza del teatro, sulla linea Porto Empedocle -Agrigento-Aragona, potrebbe esserci una fermata della metropolitana, dopo quella a Villa Seta e al tempio di Vulcano.

Santa Croce, Parco Icori e Villa Seta potrebbero rovesciare la loro attuale invisibilità nella centralità di un territorio che collega il vecchio quartiere di Rabato alla Marina, l’area archeologica al centro storico abbandonato, offrendo servizi e itinerari turistici, spazi culturali e sportivi.

Se per disgrazia o chiaroveggenza le malelingue dovessero avere ragione e l’interesse delle multinazionali rivelarsi davvero il ‘solito refrain’, bisognerebbe valutare se e cosa è possibile fare per rendere accessibili e agibili il teatro e l’arena cinematografica per la prossima stagione estiva. Questa ormai è andata. Sarebbe opportuno sapere allora se esiste oppure no un piano B dell’Amministrazione Comunale nel caso la disponibilità della multinazionale dovesse svanire.

In campagna elettorale c’era chi sosteneva come necessaria premessa per un’apertura del teatro la costruzione della via di fuga verso ovest, di cui esisterebbe il tracciato. La strada transitabile per raggiungere da sud la prossimità del teatro esiste già, di poco sopraelevata alla linea ferrata. Ci saranno probabilmente altri progetti, altre ipotesi per l’annunciato recupero del Parco. Sarebbe interessante sapere quali.

Sarebbe anche opportuno sapere che fine ha fatto il piano della mobilità, presentato all’inizio della precedente Amministrazione e subito scomparso. La questione dell’accesso al Parco e dell’attraversamento sulla linea ferrata della Valle potrebbe essere infatti il segmento di un complessivo piano del trasporto collettivo e sostenibile, delle zone chiuse al traffico, delle piste ciclabili, di eventuali scale mobili o ascensori, che ricomponga e renda fruibile a residenti e turisti un territorio urbano oggi sconnesso in un mosaico di periferie.

L’interesse delle multinazionali potrebbe non concretizzarsi rimanendo tuttavia possibile, verosimile: è evidente infatti che il teatro e l’arena cinematografica (ad Agrigento ne esistevano quattro, oggi nessuna), nel contesto paesaggistico del Parco, delle strutture sportive da recuperare, del verde, della prossimità con l’ area archeologica, potrebbero attrarre e ospitare grandi eventi musicali, teatrali e cinematografici, festival e rassegne, esercitando un forte richiamo per un pubblico assai vasto, anche internazionale. Lo stesso recupero residenziale e turistico di Santa Croce avrebbe una sponda, ne sarebbe trainato. Cultura che produce economia insomma.

Allo stato delle cose rimane da chiedersi se l’Amministrazione Comunale possa intanto impegnarsi a rendere fruibile almeno il teatro e l’arena cinematografica per la prossima estate. Con o senza la multinazionale. E a ripulire subito l’ingresso al Parco prima che torni a essere una discarica.

Le lucciole, la loro apparizione inattesa raccontata da Sciascia, potrebbe essere di nuovo metafora. Se di illusione o di motivata speranza si vedrà presto.

Di Bac Bac