di Nuccio Dispenza

foto di Tano Siracusa

Tra la festa della Liberazione e quella per il Primo Maggio, per dare una rappresentazione contemporanea alle due ricorrenze, ho provato a segnare con un evidenziatore rosso due, tre eventi che possano dare un nuovo senso a passaggi del nostro calendario che rinviano a lotte e conquiste costate tanto e che tanto continuano a costare perchè non viviamo tempi favorevoli alla memoria. Dalla cronaca, avrei potuto tirar fuori tanti nomi, fatti rimbalzati da ogni angolo del Paese che hanno raccontato in questi giorni  piccole e grandi libertà violate, sopraffazioni ( feriscono quelle, continue, con vittime le donne ) e resistenze.  Mi limiterò a parlare di Michele, di Beggie, chiuderò con tanti senza nome. Michele, dicevamo: lui è un rider di 21 anni, uno dei tanti, un esercito di ragazze e ragazzi, e non solo, pagati un niente per rischiare tanto. Più corri, più riesci a racimolare qualcosa per “fare la giornata”. Tra i rider anche uomini fatti: oltre all’incertezza del futuro che li accomuna ai giovani, hanno sulle spalle un passato violentemente cancellato, un lavoro perduto. Per la crisi legata alla pandemia, certo, ma ancor prima dalle leggi di un modello economico falsamente pensato “di sviluppo”. Ebbene, a Michele capita di imbattersi in una ragazza in difficoltà con alcuni ragazzi. Michele non fa finta di non vedere, non tira dritto, si ferma, chiede alla ragazza se va tutto bene. Per tutta risposta gli si avvicina uno del gruppetto, tira fuori dalla tasca un coltello e taglia la faccia a Michele, dall’orecchio alla bocca. Uno sfregio che, seppure potrò essere affrontato dalla chirurgia, resterà per sempre inciso sul volto del ragazzo. Il resto si sa: bella la reazione della ragazza “Avrei voluto prendere io quella coltellata”, le foto impressionanti del volto di Michele cucito come un calzino bucato. E quel che ha vissuto Michele, vittima della sopraffazione quotidiana, lavoratore debolissimo, non può non apparirci immagine che possa valere sia per il 25 Aprile di questo indimenticabile passaggio della nostra Storia, sia immagine di un Primo Maggio che andiamo a festeggiare come mai avremmo pensato di dover fare. Nell’orrore di questo episodio emerge un sentimento che ha senso sia nella storia della Liberazione, sia nella storia del lavoro: in poche ore dall’indignazione si è passati alla solidarietà e per Michele sono stati raccolte alcune decine di migliaia di euro che lo aiuteranno a riprendersi, a restituirgli il sorriso.

Da Michele a “Biggie”, giovane maliano vivo per miracolo. Siamo in uno dei fazzoletti scandalosi di Paese, nel Foggiano, dove da decenni si parla di umanità in ghetto senza che si faccia qualcosa per cambiare le cose. Lui vive da anni in italia, combatte per quella cittadinanza che si conquista dall’alba a quando è quasi notte. Come tanti suoi compagni di lavoro, adesso almeno ha un contratto, frutto anche del suo personale impegno nel sindacato. A Beggie e a chi era con lui hanno sparato addosso, probabilmente per uccidere. E’ rimasto vivo, vivi i suoi compagni. Lo hanno colpito in faccia: siamo a Rignano, qui come in altre parti della Puglia, come in Campania, in Calabria, e in Sicilia, chi si batte per far valere i propri diritti e i diritti dei fratelli che con lui dividono l’inferno, hanno tanti nemici: chi nell’ombra manovra l’economia legata all’agricoltura, i rigurgiti razzisti, i mafiosi di casa nostra e quelli di un altro colore che dalla mafia di casa nostra hanno preso metodi e sistemi di organizzazione. Anche in questo caso, c’è 25 Aprile e c’è 1°Maggio.

Per finire, quella che Francesco ha ben definito come la vergogna del nostro tempo, le stragi di innocenti nel Mediterraneo. Un olocausto che non ha bisogno di altre parole, ha ben detto Francesco, “E’ il momento della vergogna!”. Uomini, donne e bambini “finiti”, come fu con le stragi firmate dai nazifascisti, come per le stragi di lavoratori firmate dal braccio armato dei padroni.

Di Bac Bac