di Adriana Iacono

Giuseppe Agozzino, tecnica mista

Colta di sorpresa, nonostante l’oroscopo l’avesse detto chiaro: “questo è un anno che ti incorona” . Proprio così, non “si-realizzeranno-tutti-i-tuoi-sogni-troverai-amore-della-tua-vita-avrai-una promozione-soldi-successo-e-salute” ma proprio “un anno che ti incorona”. Eppure, non me l’aspettavo. I didn’t see that coming, come direbbe il povero Boris, che non l’ha visto arrivare neanche quando ce l’aveva ormai sotto il naso, e continuava a prodigarsi in calorose strette di mano urbi et orbi. I didn’t see that coming, come potrebbe dire il suo popolo oggi, in ansia per la salute del suo primo ministro, e come potrebbe dire anche la sua regina, che pure ne ha viste tante, o forse l’ha detto nel suo inglese della regina, appunto, nel discorso che mi sono persa. Lei, che la corona se la tiene stretta da quasi settant’anni, non sa nulla delle previsioni dell’astrologo perché è nata ad aprile, mentre io a febbraio. L’oroscopo in realtà lo leggo solo a capodanno, però con una certa attenzione, mi segno l’andamento generale, i mesi positivi e quelli negativi, un po’ come si segue la borsa, immagino, e poi me ne dimentico. E infatti non ci pensavo più, se non per quella parola che alla fine di febbraio un po’ mi ha turbata. In che senso quest’anno mi incorona? Ho cominciato a chiedermi con una certa ansia. Poi ho pensato a un’altra corona, non a quella della regina, che lei non la molla, ma quella del sesto chakra, la corona spirituale per eccellenza, la fontanella dei bambini che va trattata con delicatezza, anche se spesso ce ne dimentichiamo. Quella fontana è lì anche per noi e non dobbiamo aspettare che si chiuda come ne bambini, anzi dobbiamo sforzarci di mantenerla aperta il più possibile perché è il nostro canale con la dimensione del sacro. Ecco, sicuramente era quella corona lì a cui si riferiva l’astrologo and the stars. Ma questo l’ho capito dopo che era arrivato, perché prima niente. Non l’ho visto arrivare per niente. Anzi nessuno lo ha visto arrivare. E dire che se ne era parlato per anni: film catastrofisti, romanzi distopici e non, trasmissioni scientifiche televisive, Ted talks e video you tube ne hanno parlano per anni. Il buon vecchio Bill aveva previsto tutto nel dettaglio, in tempi non sospetti, lui è un genio e di queste cose se ne intende, eppure non lo hanno ascoltato. Ci sono rapporti di Cia, Fbi, KGb, servizi segreti di spionaggio e anti-spionaggio di mezzo mondo che avevano previsto tutto, o addirittura organizzato tutto nel dettaglio, ma noi non abbiamo capito niente. Non abbiamo previsto, né visto arrivare niente. C’è da non crederci. Eppure i segnali c’erano, evidenti e chiari, lampanti addirittura. Ma eravamo troppo impegnati a costruire vite sfavillanti da esibire sui social, saltare da un aereo all’altro, mettere ‘fatto’ alle nostre liste delle cose da fare, assecondare la tirannia delle nostre agende, incontrare moltitudini di persone a numeri esponenziali di eventi. Sarebbe bastato fermarsi un attimo, spegnere il telefono, alzare lo sguardo, ascoltare. Allora sì, qualche segnale lo avremmo intercettato di sicuro, nell’insistente ripetersi di alluvioni abnormi e incendi devastanti, nei bambini annegati o morti di freddo, nelle sevizie degli allevamenti industriali, nei richiami costanti a restare umani, nel mondo a rovescio che eravamo diventati, in cui solidale cominciava a fare rima con criminale. O magari anche solo nell’abbaiare insistente di un cane alla luna, nel fiorire ostinato dei narcisi in inverno, nei nostri risvegli doloranti di cartilagini arrugginite. Tutto ci parlava, con un linguaggio chiaro e forte ma noi avevamo deciso di non sentire e non vedere. Persino quando una ragazzina con le trecce è arrivata urlando “al fuoco, al fuoco!” abbiamo fatto finta di niente. Qualche potente l’ha invitata a parlare, altri c’hanno fatto un selfie insieme, molti le hanno sorriso come si fa a un animaletto curioso, nessuno l’ha ascoltata se non altri ragazzini più o meno lentigginosi sparsi per il pianeta. Lei, la ragazzina con le trecce, era forse il segnale più chiaroeforte che il pianeta ci stava lanciando. Chiaroeforte . “Mi senti? Ascolta un momento. Ho delle cose importanti da dirti. Mi senti?” Sarebbe bastato un chiaroeforte per risposta. Ma lì dove eravamo non c’era campo, siamo rimasti a girare a vuoto smarriti intorno ai nostri telefonini gridando: come? Ripeti. C’è un disturbo. Cosa dici? Non sento… bzzzz. Stacco. Un attimo dopo erano già ambulanze a sirene spiegate e uomini donne in scafandri da alieni a salvarne​altri in carenza di ossigeno. Il messaggio adesso è chiaroeforte : fermatevi, fermiamoci, respiriamo, facciamo attenzione al respiro, il nostro prana. Fermiamoci e respiriamo, non diamo nulla per scontato. “Pensavamo di restare sani in un mondo malato” ma forse dobbiamo cominciare a ricrederci. Pensiamoci, quando sarà il momento di tornare alle nostre vite sfavillanti. Ricordiamoci di questo silenzio, di queste distanze siderali. Non dimentichiamo il passo stanco di un uomo solo che attraversa una piazza deserta. Facciamo che questo sia per tutti l’anno che ci incorona e ci trasforma da tiranni senza scrupoli a sovrani illuminati del pianeta che ci ospita.​

Di Bac Bac