di Adriana Iacono

Cominciamo non proprio benissimo. Direzione Liguorini! Dico tutta contenta. Macchè, direzione Aragona, mi corregge subito Anna. Ah! Non era domani? No, Agrigento è domani. Ok. E sappiamo dove si trova la chiesa? Ehm, no. Bene, ma non benissimo. L’entusiasmo è comunque alle stelle come sempre e la giornata, ottobrina calda e soleggiata, promette molto bene. Cerchiamo la chiesa della Provvidenza seguendo google map ma finiamo in un parcheggio di vecchi camion, di quelli che sarebbero piaciuti al nostro fotografo ufficiale, Carmelo, capace di scovare scampoli di bellezza anche tra macchie d’olio e ruggine di ferrivecchi. Ritorniamo sulla strada principale, giriamo in tondo. Ci perdiamo e chiediamo a una signora. La chiesa è questa, potete parcheggiare qui, ci dice. Così senza capire come, troviamo la a destinazione. La chiesa è raccolta, semplice, con un bel portale che si affaccia davanti a un palazzo barocco. Il barone quando era annoiato faceva aprire il portone e per vedersi la messa dalla finestra. Ci informa il volontario della pro loco. Dentro c’è quiete e mura antiche, un vecchio organo, qualche statua di fattura locale e una Madonna col bambino che offre pane ma soprattutto c’è un grande crocifisso nero. Hanno provato a sbiancarlo con la vernice ma non ci sono riusciti. Dice sorridendo la nostra giovane guida. Luigi arriva insieme alla voglia di caffè. Con lui seguiamo il profumo di pane caldo e troviamo il panifico col forno a legna, il bar, poco distante, e lo studio dell’artista. Dentro una casetta piccola piccola stipata di quadri astratti scopriamo un minuscolo terrazzo con vista sull’entroterra. Quella è Milena, dice il pittore, interrompendo la sua  disquisizione sull’energia dei colori e il potere di guarigione dell’arte. Entrate e guarite, dice, invitandoci alla contemplazione di una grande tela che si stacca dalle altre. Le scarpe schizzate di ogni colore non sono meno interessanti. Tutti le vogliono fotografare. E infatti le fotografiamo anche noi. Poco dopo arriva Bruno che ha studiato scenografia. Ma questo è il mio pane, dice apprezzando le pitture. E questi sono i miei grissini, rispondo sgranocchiando il gustoso prodotto del forno a legna. Torniamo nei vicoli inondati di sole e affollati di gatti, troviamo scorci suggestivi, come piccoli presepi, dietro l’angolo e Giuseppe e Ruben lungo la strada. Andiamo a vedere i musei? Propongono. Andiamo. Nella piazza troviamo altri tavoli, cartelloni e volontari e tanto sole tiepido che è una goduria. Anche i ragazzi della pro loco si danno da fare. Quattro chiacchiere con Marco, e poi dentro ad apprezzare affreschi brillanti, ori sontuosi e broccati ricamati mano. La soddisfazione di vedere i giovani avere cura del bello. Anzi i CCiovani, come dice la dolce Tixi. Qualche foto col sindaco e ritorniamo alla base. La chiesa della Provvidenza vista da questa prospettiva è anche più bella. Sarà che intanto i ragazzi hanno sistemato cartelli, telone e banchetto, sarà l’ulivo accanto al portale che diffonde un senso di pace, o il fatto che lì davanti finiamo di sgranocchiare i grissini caldi, sotto il sole dolce di ottobre… è stato bello. Siamo stati vicini e abbiamo respirando bellezza a pieni polmoni. Ci siamo dimenticati delle mascherine, pur indossandole e delle distanze, pur rispettandole. Gli adorabili bimbi di Luigi ci hanno scortato per tutto il tragitto. Vittorio si nasconde dietro il cartellone con la scritta questo è il FAI. Elisabetta ci saluta e chiede Quando tornano gli amici del Wi-FAI? Presto, molto presto, rispondiamo ridendo. Si replica sabato e domenica prossima.

Di Bac Bac