di Davide Natale

foto di Tano Siracusa

Sembra davvero scellerato il progetto di finanza in studio al Comune di Agrigento che dovrebbe determinare l’affidamento della gestione delle aree di sosta in città ad una società privata che si dichiara competente in materia. E lo è non soltanto per un importante mancato introito economico, (legittimo nella misura di una congrua contropartita, molto meno se evidentemente sproporzionata) che le casse comunali subiranno in favore del gestore affidatario, o per la sua dubbia aderenza al piano di mobilità urbano, piano più volte invocato ma, non si capisce ancora per quale ragione, mai davvero entrato a regime. Lo è anche perché testimonia, ancora una volta, l’incompetenza pubblica, l’incapacità dell’Amministrazione comunale, indipendentemente dagli schieramenti politici, a gestire la complessità della città e a garantire le basi di ciò per cui è stata eletta. Cessione da pubblico a privato che non sempre migliora l’organizzazione della collettività, tutt’altro; gestione idrica e dei rifiuti ne sono la prova. Ma c’è sempre un rovescio, un lato nascosto, un contrario. Il chiesto a gran voce da molti cittadini, sottoscrittori anche di petizioni (me compreso), annullamento del progetto in questione che effetti produrrà se non purtroppo il nulla a cui siamo abituati? Stante infatti l’assoluta incapacità pubblica a gestire il servizio, parte dell’irrisolto e drammatico aspetto cittadino che è il tema della ‘mobilità’, che cosa si determinerà se non un perdurare dello status quo, che sappiamo essere urbanisticamente per lo meno schizofrenico?

Il paventato aumento dei costi di parcamento, infatti, per quanto insopportabile, non è più grave e indigeribile della gestione della mobilità cittadina, causa comunque di enormi sprechi di denaro, di tempo, e che da sempre concorre a dissipare energie individuali, familiari, collettive e ambientali, laddove il tema della sostenibilità appare ancora impronunciabile. E ancora più grave se, molto semplicemente, si sarebbe potuto ricorrere ad una cooperativa di cittadini, opportunamente formati, attrezzati a collaborare nella gestione del servizio la stessa Amministrazione comunale, la quale avrebbe così anche trovato un ulteriore miglioramento della cosa pubblica, risolvendo un ambito proprio, e divenendo altresì promotrice di esperienze lavorative (utopie). Ma a meno che non si voglia pensare che pur possedendo le capacità di gestione non le si voglia artatamente praticare per trovare così postuma soluzione in un progetto siffatto, sembra tutto ciò l’ennesima sconfitta cittadina, che vede la gestione comunale apparire non come risolutrice di problemi privati e pubblici, ma generatrice di complicazioni sempre più illogiche. Ed anche non muovendo con dolo ma con semplice ed ingenua colpa, non è certo politicamente sanionabile. E in democrazia, in quelle sane e libere da contropartite reali o frutto di speranzose questue, la sanzione dovrebbe esser l’oblio politico degli attori, dei dante causa e degli affini rei dello sfacelo urbanistico, e non certo l’ennesimo premio alla loro lunghissima ed inossidabile carriera.

Di Bac Bac