di Tano Siracusa

foto di T. Siracusa

Un amico mi ha invitato a estendere un video su Napoli della durata di quattro minuti, con musica di Max Richter. Adesso sono 13 minuti di riprese, di brevi sequenze, e i brani di Richter utilizzati sono due.

Dal loro sfondo minimalista, eppure solenne, grave, affiorano ogni tanto i rumori, le canzoni, le voci di Napoli; quella del figlio di un boss ad una manifestazione contro la camorra, il suo coraggio, ‘importante è essere qui’ dice, o di un napoletano che invita chi ha sparato il giorno prima, ferendo gravemente una bambina, a costituirsi: ‘si ssi omme’. O del padre di un’ altra bambina uccisa a Forcella dieci anni fa dalla camorra, che oggi raccoglie e regala libri e dice che la cultura salverà i bambini.

Nel ’44 Napoli era insorta contro i nazisti e subito dopo aveva mostrato le sue piaghe atroci agli eserciti alleati. Da quell’abisso descritto dai cineoperatori statunitensi e rappresentato come una stravolta allegoria dell’inferno da Curzio Malaparte, i napoletani sono risorti.

Ottanta anni dopo la città mostra la vitalità e i contrasti di una grande capitale del Mediterraneo, mescola lingue e popoli di tutti continenti, lacerata dalla camorra, dai contrasti sociali, dalle marginalità, ma attraversata da una multiforme forza reattiva e creativa. Forcella, Scampia, Sanità, i quarteri Spagnoli, la città dei grattacieli e del sottosuolo, di Maradona, e delle Madonne, dei vicoli e dei sontuosi palazzi settecenteschi, traboccante e inafferrabile, la città con le sue moltitudini, appare e scompare, si disloca, e appare sempre altrove. Con la solenne e semplice forza di chi non si arrende.

Le riprese raccolte nel video sono state effettuate dal 2014 al 2019.

Di Bac Bac