di Tano Siracusa

foto di Tano Siracusa

Nel panorama di marginalità che Villa Seta propone da anni appaiono alcuni elementi in controtendenza che potrebbero aprire un varco verso un orizzonte diverso. E’ quanto emerge dall’incontro di pochi giorni fa con Marco Vullo, delega assessoriale ‘ai quartieri’, e Carmelo Roccaro, presidente della cooperativa sociale Al Kharub e componente della Comunità Zagara di Slow Food.

Tre novità in particolare: l’imminente inizio dei lavori per il recupero del vecchio centro commerciale, da più di venti anni in stato di completo abbandono, la riapertura della biblioteca e il progetto di orto sociale che Carmelo Roccaro ha illustrato a Marco Vullo.

Nel video la cronaca dell’incontro.

Alcune considerazioni.

Villa Seta sembra avere strutturato nel corso della sua breve storia un microcosmo di regole, codici, dinamiche di devianza che hanno cause profonde, comuni ai contesti di molte periferie italiane dell’ultimo mezzo secolo.

Fra le altre – disoccupazione, bassa scolarità, diffusa devianza giovanile – uno scollamento accentuato fra il circuito istituzionale e gli abitanti del quartiere.

Marco Vullo sembra esserne pienamente consapevole. Senza la partecipazione e il coinvolgimento degli abitanti il Comune può fare poco, sia per l’ordinaria amministrazione, come il mantenimento della pulizia nel quartiere, sia per interventi straordinari come il recupero del centro commerciale. L’interesse mostrato per il progetto di orto sociale già avviato e illustrato da Carmelo Roccaro, la volontà di favorirne la proiezione sul territorio coinvolgendo altri soggetti, innanzitutto la scuola e la parrocchia, la stessa prospettiva del recupero del centro commerciale devono misurarsi con con un ambiente sociale profondamente segnato dalla disillusione e dallo scetticismo, dalla convinzione radicata che i politici pensino solo agli affari propri e dei loro favoriti.

La costituzione che Marco Vullo annuncia di un gruppo di abitanti di Villa Seta che lo affianca e lo collabora (sicuramente aperto a chiunque voglia farne parte) è una buona notizia, ma può essere solo un primo passo. Anche perché quel clima di indifferenza e scetticismo che incombe su qualunque iniziativa del Comune rischia di pregiudicarne la stessa operatività, come dimostra proprio il caso del centro commerciale: senza coinvolgere gli abitanti e quanti potrebbero essere interessati a fare uso dei locali restaurati e messi a nuovo – e dovrebbero essere davvero tanti – senza informare a quali condizioni (comodato d’uso, canone agevolato, sgravi fiscali) il centro commerciale rischia di restare una scatola vuota. L’assessore lo sa. Il passo successivo potrebbe essere allora l’informazione.

Ad Agrigento mancano spazi pubblici per attività sociali, culturali, di artigianato, mancano spazi espositivi, tutte attività che potrebbero utilizzare una parte dei locali oggi abbandonati, ma né a Villa Seta, né ad Agrigento è stata convocata una conferenza stampa, un’assemblea pubblica per informare del piano di recupero gli abitanti e tutti i soggetti che potrebbero essere interessati. Per presentare il progetto ma anche per articolarlo, per raccogliere proposte, suggerimenti, per farne un progetto concreto perché condiviso.
L’impianto urbanistico del centro commerciale di Villa Seta è di grande qualità, quel luogo potrebbe tornare ad essere il centro sociale di Villa Seta e trasformarsi in un polo di attrazione per la città.

Molto dipende da cosa accadrà nei prossimi mesi.

Di Bac Bac