di Tano Siracusa

Qualche anno fa se volevo fare colpo sull’ospite di passaggio che amava il cinema e certa letteratura di periferie dell’anima, di straniamento alla Buzzati, lo portavo la sera al cinema Mezzano. Non importava sapere che film proiettasse perchè la sua era sempre una eccellente programmazione, da raffinato cinema d’ essai. Ormai il pubblico, numerosissimo negli anni ’90 durante i cineforum organizzati dal circolo John Belushi, si era andato diradando.
Poteva capitare allora di potersi godere, da solo nella sala, il Faust di Sokurov e di portarci la sera dopo l’ospite stupefatto da quell’atmosfera di sontuosa decadenza, devota ad una magia preservata dalla sconsacrazione delle multisala, dei filmoni hollywoodiani che contendono l’attenzione degli spettatori ai cellulari lampeggianti.
Spesso, durante la proiezione Gero Mezzano si avvicinava agli sparuti spettatori e offriva una piccola degustazione, un liquore, un dolcetto. Alla fine della proiezione si univa ai commenti, diceva la sua con la competenza di chi sceglieva i film seguendo i festival e il suo gusto personale.


Negli ultimi tempi, poco prima della inevitabile decisione di chiudere il cinema, era possibile incontrarlo di pomeriggio e chiedergli di proiettare per un gruppo di amici un film che era stato in programmazione.

Quale?

L’argentino.

L’argentino?

Si, il film argentino.

Posso dirti di no? rispondeva.

Come il comandante di una nobile nave abbandonata introduceva i visitatori nei corridoi, nella misteriosa saletta di proiezione, mostrava i congegni nascosti dell’incantesimo, precedeva il piccolo pubblico nella sala vuota come nel teatro personale del principe, lo invitava ad accomodarsi nelle poltroncine rosse, fino a quando il buio improvviso avrebbe dato inizio alla navigazione, al viaggio fra le immagini, dipanandone la trama illusoria, la scintillante ragnatela di sogno ad occhi aperti.


Di sicuro Gero Mezzano non ha perduto in questi anni la sua passione per i buoni film, ma il suo territorio, quello di Andrea Camilleri, ha perduto forse con la chiusura del cinema Mezzano una delle sue più interessanti attrattive culturali.

Di Bac Bac