di Tano Siracusa

Pippo Rizzo, in arte Crizzo, ha fatto dell’ecologismo uno stile di vita. Non possiede né la macchina né il televisore, ascolta però a radio 3 musica e programmi culturali e sul leggìo che si è costruito c’è sempre un libro aperto, collane sui filosofi o grandi della letteratura come Borges o Cortàzar e, naturalmente, ‘Le metamorfosi’ di Ovidio. D’inverno nella sua casa-atelier che ha ristrutturato da solo, luminosa, ordinata, funzionale, fa molto freddo ma lui si copre bene e accende la stufa a gas. Guardando dalla porta-finestra nella magnifica terrazza può contemplare la straordinaria collezione di piante grasse dalle forme bizzarre che cura da anni.
L’ecologismo è uno degli sfondi tematici della sua pittura. Ce ne sono diversi altri, più o meno evidenti. Il riferimento ai miti della classicità, ad esempio, oppure a più nascosti, spesso indecifrabili tratti biografici, a figure, circostanze personali, traumi vissuti.
Vita d’artista, quella che Crizzo racconta nel video. Di chi segue la sua strada andando controcorrente, trovandosi da solo, interrompendo anche per alcuni anni la pratica della pittura per poi riprenderla e farne la sua unica, esclusiva attività.
Ad Aragona, frequentando pochi amici, disinteressandosi della scarsa visibilità offertagli dai circuiti istituzionali, circondato da pochi ammirati estimatori, Pippo Rizzo vive della sua arte.
Le sue ultime opere, che accentuano la dimensione scultorea e tridimensionale delle figure, sembrano progettate per dei musei più che per il mercato. Il tema mitologico viene infatti riprodotto in diversi formati e si divide in numerose tele di formato più piccolo, dove spesso vengono isolati elementi della composizione, pietre – elemento ricorrente – o frutta come nell’ultima opera in giallo-mela. L’opera, per non essere smembrata, non può che essere esposta in una stanza, su diverse pareti. Potrebbe essere quella di un gran signore o, appunto, lo spazio destinato ad una esposizione permanente.
Ma è improbabile che Crizzo pensi a una destinazione museale e difficile, anche se non impossibile, che qualche amatore possa vedere queste sue opere e permettersi di comprarle.
La sua ricerca è integralmente attraversata da una necessità creativa che ha come fine essenziale la sua propria esecuzione. Ciò che viene dopo pare interessarlo molto meno: nel suo magnifico eremo di Aragona il pittore sembra l’aristocratico e umile officiante di un culto riservato a chiunque vi si voglia accostare, partecipe di una serenità e saggezza un poco francescane, un poco zen, che attraverso la pittura manifestano l’inquietudine per il male che incombe, la reciproca solidarietà fra le creature e un modo di stare al mondo.
“E’ preferibile essere poveri piuttosto che ricchi, si vive meglio”, sostiene Crizzo convinto.
Nel video l’artista si racconta. Una biografia esemplare nella sua eccentricità.

Di Bac Bac